Agricoltura

Grano, la “farsa” alla Borsa Merci di Foggia: “L’industria fa il prezzo da sola senza agricoltori”

“Se la voce dei produttori viene esclusa, non resta che una farsa economica che schiaccia il lavoro nei campi e spalanca la porta alla speculazione”

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FOGGIA – Sul prezzo del grano arriva una dura denuncia di Coldiretti, secondo la quale alla Borsa Merci di Foggia “è andata in scena la farsa di quotare il grano solo con la parte industriale presente al tavolo, quando gli agricoltori — stanchi di un gioco già scritto — hanno scelto di non partecipare, l’ennesimo atto di un sistema di rilevazione dei prezzi che – secondo Coldiretti – “non ha più ragione di esistere”. Si tratta a questo punto di un prezzo imposto in maniera unilaterale – denuncia Coldiretti Puglia – una mossa che tradisce lo stesso spirito della Borsa Merci, un luogo nato per mediare tra chi coltiva e chi trasforma.

“Se la voce dei produttori viene esclusa, non resta che una farsa economica che schiaccia il lavoro nei campi e spalanca la porta alla speculazione”, denuncia Mario de Matteo, presidente di Coldiretti Foggia, nel sottolineare che “è inaccettabile, in un contesto di rincari generalizzati su energia, manodopera e fertilizzanti, si continui a svilire il lavoro degli agricoltori ignorando dati oggettivi e costi reali”.

Non è più tollerabile che il grano venga pagato meno di quanto costa produrlo – denuncia Coldiretti Puglia –. così si cancella il lavoro degli agricoltori e si mette a rischio il futuro della cerealicoltura italiana. Coldiretti chiede che il prezzo venga portato sopra i 32 euro al quintale, in linea con i reali costi sostenuti dalle aziende agricole.

Per l’organizzazione, è arrivato il momento di superare definitivamente il sistema delle borse merci territoriali, sostituendolo con una Commissione Unica Nazionale (CUN) del grano duro, capace di garantire trasparenza, equilibrio e un riferimento oggettivo per tutto il comparto. Le quotazioni al di sotto dei costi di produzione rappresentano una violazione della normativa sulle pratiche sleali (D.lgs. 198/2021, attuativo della Direttiva UE 2019/633), che vieta la vendita di prodotti agricoli a prezzi inferiori ai costi effettivi.

Per affrontare la crisi del settore, Coldiretti ha elaborato un piano con sette richieste chiave, mirate a difendere l’agricoltura italiana da speculazioni, concorrenza sleale e logiche di mercato che schiacciano chi produce cibo. Tra le priorità, l’aumento fino a 40 milioni di euro del sostegno ministeriale ai contratti di filiera pluriennali, in grado di garantire reddito equo e stabilità a circa 400mila ettari di coltivazioni.

Fondamentale anche rafforzare la ricerca, l’innovazione e la transizione tecnologica, attraverso il coinvolgimento del Crea, per migliorare rese, qualità e sostenibilità ambientale, mantenendo alta la competitività del grano italiano. Un fenomeno che, secondo Coldiretti, va fermato con il blocco delle importazioni sleali, in particolare di grano trattato con sostanze vietate in Europa, come il glifosate canadese o i pesticidi usati in Turchia e Russia.

Coldiretti rilancia inoltre una battaglia storica: quella per la reciprocità delle regole, con i prodotti agroalimentari importati da Paesi terzi devono rispettare gli stessi standard ambientali, sanitari e sociali imposti agli agricoltori italiani. In gioco c’è la credibilità del sistema alimentare europeo e la sopravvivenza di migliaia di aziende agricole.

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