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Rai Uno racconta la spietata mafia del Gargano e il web si divide: “Inopportuno parlarne in estate!”

Ieri sera è andata in onda la trasmissione di Rai Uno Cose Nostre incentrata sulla violenta e spietata mafia del Gargano con lo speciale “A mani nude” sul tragico omicidio dei fratelli Luciani avvenuto nei pressi della stazione dismessa di San Marco in Lamis. In queste ore il mondo social si sta dividendo, c’è chi sostiene che la Rai abbia fatto bene ad approfondire un tema caldo come la mafia garganica, un cancro sociale al quale bisognerebbe dedicare sempre molta attenzione, in qualsiasi periodo dell’anno.

Dall’altra parte, invece, c’è chi ritiene poco opportuno parlare di mafia in piena estate, vedendo nella trasmissione di Rai 1 un vero e proprio “spot contro il Gargano”, terra che ha bisogno di riemergere dopo il lungo periodo di lockdown. Tra questi c’è anche il vice sindaco di Vieste, Rossella Falcone, che sulla sua pagina Facebook ha scritto: “In questi 4 anni ci siamo impegnati per riuscire a promuovere il nostro territorio per le sue immense bellezze, con il fermo proposito di affrancarlo dalla macchia degli omicidi di mafia. Abbiamo lavorato instancabilmente per infondere la cultura della legalità e far in modo che la ‘polvere non fosse nascosta sotto il tappeto’.

Ritengo che in questo frangente, cosi complesso per la nostra economia turistica, era doveroso pensare a quale fosse il giusto momento per mandare in onda in prima serata, su Rai Uno, un documentario sulla mafia garganica che associa a Vieste dei tristissimi episodi di qualche anno fa, per giunta non direttamente collegati alla nostra cittadina.

È importantissimo dare una grande attenzione a tutti gli episodi di mafia del nostro territorio ma, al contempo, è fondamentale saper scegliere il momento opportuno”. Ricordiamo che la mafia del Gargano, nel corso della sua storia (a partire dagli anni ’70), ha fatto diverse vittime. Il focus della storia raccontata dalla trasmissione di Rai 1 è quella dei due fratelli innocenti di San Marco in Lamis coinvolti in una terribile strage che ha portato inevitabilmente sotto i riflettori della cronaca nazionale la cosiddetta Quarta mafia.

Quel maledetto 9 agosto 2017, l’unica colpa dei due fratelli agricoltori fu quella di essera a lavoro. Quel giorno, intorno alle ore 10 sulla strada provinciale 272, nei pressi della vecchia stazione di San Marco in Lamis, l’obiettivo era il boss Mario Luciano Romito, morto sul colpo con suo cognato.

fratelli-luciani-strage

Cosa c’entrano i due fratelli? Nulla, i fratelli Luciani erano persone oneste e quella mattina erano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Secondo la ricostruzione dell’epoca, infatti, i fratelli Luigi e Aurelio Luciani rispettivamente di 47 e di 43 anni, hanno visto uccidere i due uomini e capendo di essere in pericolo avrebbero tentato la fuga. Purtroppo, la fuga dei due fratelli non durò molto e i due furono raggiunti e uccisi barbaramente dai killer.

La trasmissione di Rai 1 ha voluto nuovamente parlare della crudeltà della mafia garganica, raccontando a ritroso la storia della faida del Gargano e la quarta mafia foggiana. C’è ancora molto da fare ma una cosa è certa, ora più che mai, non bisogna abbassare la testa. Ovviamente il Gargano non è solo sangue e criminalità, è popolato da tante persone oneste dedite al lavoro proprio come i fratelli Luigi e Aurelio Luciani trucidati da killer spietati.

Il dibattito social sta creando diversi pareri discordanti e ci riporta alla mente quello che si scatenò immediatamente dopo il servizio de Le Iene sulla Società Foggiana, ma Foggia non è solamente bombe e questo si sa. In questo caso il cuore della questione è legato prettamente al tempismo, al momento in cui si è deciso di mandare in onda un servizio sulla criminalità garganica, violenta e sanguinaria. Parlarne sì ma non in piena estate, un periodo caldo e dedicato al turismo nel quale tre anni fa la vita di due innocenti venne strappata all’improvviso, in un battito di ciglia, tra i campi di grano e il canto delle cicale, mentre a pochi chilometri la gente trascorreva tranquillamente le vacanze.

Annarita Correra

Mi chiamo Annarita Correra, ho 28 anni, sono una giornalista pubblicista, una copywriter, content creator e cantastorie. Credo che la bellezza salverà il mondo e per questo la cerco e la inseguo nella mia terra, la più bella del mondo. L’amore per la letteratura mi ha portato a conseguire la laurea triennale in Lettere Moderne e quella magistrale in Filologia Moderna. Ho collaborato con riviste online culturali, raccontando con interviste e reportage le bellezze pugliesi. La mia avventura con Foggia Reporter é iniziata cinque anni fa. Da due anni curo la linea editoriale del giornale, cercando di raccontare la città e la sua provincia in modo inedito, dando voce e spazio alla cultura e alle nostre radici. Scrivo e creo contenuti digitali, gestisco la pagina Instagram del giornale raccogliendo e raccontando le immagini più belle delle nostra terra.

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