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Sequestrati beni per circa 2 milioni di euro ad usuraio di Foggia

Personale della Questura di Foggia e del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bari – in esecuzione di apposito Decreto emesso dalla Terza Sezione Penale, in funzione di Tribunale della Prevenzione, del Tribunale di Bari, collegio composto dalla Dr.ssa Giulia Romanazzi (Presidente), dal Dott. Giuseppe Montemurro (Giudice) e dalla Dott.ssa Arcangela Stefania Romanelli (Giudice relatore), ha sottoposto a sequestro, in Foggia e provincia, i beni e i rapporti finanziari e bancari, per un valore stimato di circa 2 milioni di euro, riconducibili a C.G. [nato a Foggia, classe 1955] con precedenti di polizia e penali per i reati di associazione per delinquere, usura, estorsione e ricettazione.

L’esecuzione del sequestro dei beni rappresenta l’epilogo della complessa e articolata attività investigativa svolta dalla Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Foggia e dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari, finalizzata alla ricostruzione del profilo di pericolosità sociale del proposto e all’individuazione degli asset patrimoniali e finanziari acquisiti illecitamente dallo stesso e dal suo nucleo familiare.

Il proposto è stato, infatti, riconosciuto come soggetto connotato da una pericolosità sociale generica alla luce del suo coinvolgimento, nel periodo 2000-2018, in molteplici indagini concernenti, in particolare, numerosi e diversi delitti a sfondo patrimoniale, che hanno portato alla luce il grave fenomeno usurario che allarma da molti anni la provincia di Foggia, delineando un preciso quadro indiziario a carico dello stesso nonché di altri complici.

Come evidenziato nel decreto del Tribunale di Bari, questi ultimi, mettendosi in comunicazione e in relazione con numerosi imprenditori in stato di bisogno, concedevano loro prestiti di denaro a tasso usurario. Tale prassi illecita veniva perpetrata anche nei confronti di piccole famiglie in difficoltà finanziarie, alcune delle quali in condizioni economiche estremamente disagiate e, pertanto, impossibilitate ad accedere a qualsiasi forma di credito per soddisfare le primarie esigenze di vita quotidiana.

Le vittime identificate nel corso delle indagini erano costrette a versare ai propri aguzzini interessi sulle somme ricevute con tassi che oscillavano tra il 30% ed il 580%. In un episodio un pensionato arrivò a tentare il suicidio, preso dalla disperazione per non riuscire più a pagare gli interessi usurai al proprio aguzzino.

Al fine di disvelare, l’origine del patrimonio di C.G. e del suo nucleo familiare è stata acquisita, con riferimento al periodo 2010-2017, copiosa documentazione, tra cui i contratti di compravendita dei beni nonché numerosi altri atti pubblici che hanno interessato nel tempo l’intero nucleo familiare investigato, verificando poi, per ogni transazione, le connesse movimentazioni finanziarie sottostanti alla creazione della provvista economica.

Il materiale così raccolto è stato oggetto, pertanto, di circostanziati approfondimenti che hanno consentito di accertare un’ingiustificata discordanza tra il reddito dichiarato dal proposto e dal relativo nucleo familiare e il valore dei beni acquisiti nel lasso temporale 2011-2017.

In esecuzione del Decreto emesso dalla Terza Sezione Penale del Tribunale di Bari sono stati, quindi, sottoposti a sequestro, in vista della successiva confisca, oltre 50 unità immobiliari, tra cui tre appartamenti, n. 2 autovetture e le disponibilità presenti in n. 15 rapporti finanziari, per un valore stimato pari a circa 2 milioni di euro.

Redazione

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