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I palazzi foggiani di un tempo ricostruiti nel presepe di Michele Clima rivivono in un magico cortometraggio

Foggia Lo scorso Natale li abbiamo visti in scena al Teatro Umberto Giordano, con la presentazione del presepe e del cortometraggio che lo ritraeva. E quest’anno sono tornati a lavorare insieme, con una natività più piccola (2 metri quadrati) ed un cortometraggio più breve (5 minuti).

«Dopo l’exploit del 2019, che ci ha visto calcare il palcoscenico del Teatro Giordano, anche quest’anno abbiamo voluto continuare, nonostante la clausura ed il periodo difficilissimo che stiamo vivendo», racconta Michele Clima, avvocato, insegnante e presepista. «Fare una natività di due soli metri quadri, piccola se paragonata alle precedenti, dà comunque soddisfazione quando si ha alle spalle una passione presepistica ultratrentennale. Una passione che si collega alla storia millenaria della città e porta gioia e soddisfazione.

Quella che viene fuori è una narrazione che fa riflettere, divagare, sognare e regala un momento di serenità». E continua: «Io e mio fratello Gianpier, io e lui, lui ed io, abbiamo inteso donare un momento di pausa agli amici e ai cittadini foggiani, con un presepe e un cortometraggio che puntano lo sguardo anche al disagio che sta vivendo la scuola».

Tra i luoghi persi nel tempo e ricostruiti nel presepe storico, ci sono Palazzo Pisani Poppa Celentano, Palazzo De Angelis (demoliti nell’agosto del 2000), la chiesetta di Santa Lucia (nel cui vicolo si trova un particolare del presepio, precisamente la ricerca dell’alloggio), l’arco di San Michele, fino “Allo Puzzo della Rota” (taverna che prende il nome dall’antica piazzetta).

E poi una serie di cortili interni che si aprono come uno scrigno, in particolare quello che ospitava la scuola del maestro Carlo Carunchio, che nel presepio si trova di fronte ad una classe vuota, tra i cui banchi è seduto un solo bambino: un richiamo allo straordinario 2020 in cui per la prima volta nella Storia le scuole sono diventate luoghi semi- deserti.

«Nel cortometraggio 2020 dal titolo “Io sogno”, che riprende idealmente quello dello scorso anno che si chiamava “E io…segno”, ho utilizzato piccole telecamere per potere accedere all’interno dei cortili e delle case», spiega Gianpier Clima, video story teller. «Ho adoperato numerose soggettive, al fine di riportare il pensiero del maestro Carlo e dello scolaro Michelino.

Carlo e Michelino raccontano e ragionano con l’occhio della telecamera, così da trasmettere una vivacità quanto più possibile in linea con la scena. Inoltre, ho impiegato numerosi effetti sonori, voci, rumoristica: dall’apertura della finestra, allo scricchiolio del legno, dai botti di capodanno a qualche effetto visivo, che arriva quando sul palazzo si vede la luce più chiara, al momento dell’esplosione dei fuochi. Il tutto per rendere viva una scena che di fatto è inanimata», conclude Gianpier.

La voce del maestro Carlo Carunchio è quella di Claudio Mione.

Michelino, il bambino, è interpretato da Giuseppe Messina.

I testi sono di Michele Clima

Le musiche sono di Valentini Vista Franco (compositore foggiano morto nel 1918 a soli 27 anni) e di Verdi dirette da Toscanini.

LA CITTADINANZA TUTTA È INVITATA A PARTECIPARE

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Redazione

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