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“Facciamo un lavoro pesante e stressante, siamo Oss”, lo sfogo di un operatore socio sanitario di Foggia

Foggia – “Facciamo un lavoro pesante, stressante e certamente non ben remunerato. Non siamo medici e ne infermieri ma siamo Oss, il nostro compito è di stare tutto il tempo del nostro turno insieme ai nostri pazienti. Siamo il campanello d’allarme dei nostri malati, perchè per colpa delle loro patologie non sarebbero in grado di azionare”.

Inizia così un lungo sfogo di un operatore socio sanitario del “Don Uva” di Foggia Alfonso Filippone. Il suo post Facebook è stato condiviso anche sulla pagina di Universo Salute Opera Don Uva.

“Vogliamo condividere la voce dei nostri uomini in prima linea che in questi giorni hanno dovuto subire, da parte di alcuni, un attacco alla loro professionalità e dedizione”, scrivono dalla struttura sanitaria foggiana

Il lungo post dell’operatore foggiano continua: “Quando arrivano nella struttura noi gli parliamo e con chi capisce ci scherziamo ma lo facciamo per cspire e studiarli e rassicurarli,in base a questo poi ci amalgamiamo ai loro bisogni. C’e chi non vorrebbe mai mangiare e non chiedono mai da bere perché l’Alzheimer è schifosa, c’e poi la signora che piace solo pasta al sugo mentre l’altra nella pasta ci vuole il formaggio spslmabile.

Poi c’e chi preferisce mangiare la ricotta con la mousse di frutta, mentre un’altra diventa irrequieta se è bagnata o sporca. Signori noi non li conosciamo da una vita ma in pochi giorni dobbiamo sapere come comportarci per soddisfare i loro bisogni al meglio e in parte sostituirci ai loro cari. Quando li laviamo li controlliamo se hanno problemi e in caso ci fossero si chiama o si informa l’infermiere.

Non siamo orchi e con il cuore in mano posso dire che chi fa questo mestiere ci deve essere portato e deve amare questo tipo di pazienti altrimenti non potrebbe farlo. Certamente come dice un detto non tutte le dita di una mano sono uguali ma da questo a dire che maltrattiamo o non facciamo mangiare i nostri vecchietti ce ne vuole.

Capisco il dolore dei figli, non vedere i genitori da mesi e poi ad un tratto saperli andati via senza nemmeno potetgli essere vicino, fa male. A noi dispiace di tanta incomprensione e state certi che la loro dipartita non ci lascia indifferenti perche ognuno di loro faceva parte del nostro quotidiano. Un pensiero affettuoso va a tutti i colleghi che hanno contratto il Covid, forza e coraggio”.

Redazione

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