Ambiente

Foggia nuova terra dei fuochi: dopo la denuncia di Mainiero e Striscia la notizia incendiati i rifiuti in località Arpinova

La provincia di Foggia è la nuova terra dei fuochi.

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FOGGIA – Nei giorni scorsi il consigliere comunale Giuseppe Mainiero ha denunciato la presenza di grosse quantità di rifiuti di provenienza illecita abbandonati sulla strada comunale n. 17 in località Arpi Nova. Appena ieri sera Striscia la notizia, con il suo inviato Pinuccio, aveva documentato la situazione definendo la zona ‘La nuova Terra dei Fuochi’. Questa notte quei rifiuti sono stati bruciati. Secondo Mainiero gli stessi che hanno abbandonato i rifiuti “hanno fatto sparire le prove degli sversamenti illeciti per evitare di far ricostruire la provenienza e le sostanze”.

Legambiente ha denunciato la presenza delle ecomafie nel Tavoliere, quantificando in 618mila tonnellate di rifiuti – pari quasi a 25mila tir – lo sversamento illegale di rifiuti in Capitanata.  Nei terreni agricoli della provincia di Foggia sono finiti fanghi di depurazione spacciati per fertilizzanti e scarti di lavorazione post raccolta differenziata. I numeri, presentati da un rapporto di Legambiente a Foggia, sono chiari: nelle 57 inchieste pugliesi sono state sequestrate 6.529.849 tonnellate di rifiuti (10,7 per cento), sono state emesse 269 ordinanze di custodia cautelare, con 754 persone denunciate e 122 aziende coinvolte. L’emergenza è ormai da tempo all’attenzione del procuratore di Bari: Roberto Rossi non perde occasione di richiamare il fenomeno, parlando di una «nuova terra dei fuochi».

Nelle scorse settimane sul la questione è intervenuto anche Giorgio Ferretti, arcivescovo della diocesi Foggia-Bovino: «Quello che sta accadendo è criminale – ha detto l’arcivescovo –. Lo sversamento illegale di rifiuti da parte delle ecomafie è un atto criminoso da perseguire però non dimentichiamoci che anche noi cittadini quando lanciamo i sacchetti di immondizia ai lati delle strade abbiamo una componente di criminalità nel nostro modo di agire. C’è tutto un modo sociale che deve cambiare se noi vogliamo salvare questo pianeta, che è l’unico che abbiamo e che lasceremo ai nostri figli. Noi come Chiesa sentiamo e viviamo le sofferenze di questa terra, qui viviamo e vivremo e non abbiamo nessuna intenzione di assistere ai disagi o al declino di una provincia senza anche noi fare la nostra parte».

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