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“Aggressione mediatica contro me e la mia famiglia”, Landella si difende dalle accuse e cita Aldo Moro

Foggia – “In un momento così delicato da un punto di vista sanitario, economico e sociale nel nostro paese a livello nazionale e locale sono costretto a tornare a occuparmi della aggressione mediatica che mio malgrado vede protagonista me e la mia famiglia e l’Amministrazione della città di Foggia”.

Inizia così un lungo post pubblicato su Facebook dal sindaco di Foggia, Franco Landella, dopo le recenti notizie di stampa che lo hanno coinvolto. “Credo che sia ormai evidente che si voglia strumentalizzare una vicenda seria come quella della nomina della Commissione d’accesso agli atti, il cui compito istituzionale è quello di svolgere un approfondito esame dell’attività amministrativa dell’Ente e di relazionare sulle risultanze – continua il primo cittadino -.

A detta di alcune testate giornalistiche, sembrerebbe che dalla relazione consegnata dagli investigatori alla commissione d’accesso (di cui, a quanto pare, tutti hanno una copia, ad eccezione dell’interessato, nonostante trattasi di un documento “riservato”) ci sia un paragrafo dedicato al Primo cittadino. Di fronte a tale orchestrato stillicidio di “notizie”, mi ritrovo anche oggi a rispondere con i fatti quanto siano distorte ed infondate tali ricostruzioni evidentemente decontestualizzate dalla realtà poiché viene sistematicamente omessa la conclusione e gli esiti giudiziari delle vicende descritte.

Nel merito prendo atto che si farebbe riferimento alle elezioni regionali nel lontano 2010 per sostenere che avrei goduto dell’appoggio di una famiglia di noti pregiudicati a me del tutto ignota. Nulla si dice, invece, perché evidentemente nulla è emerso, su tutte le altre, numerose, competizioni elettorali alle quali ho partecipato. Quanto alle “parentele scomode” di mia moglie evocate dalla stampa il riferimento è a Claudio Di Donna (cugino di quinto grado e non di primo come erroneamente riportato) persona che ha effettivamente subito un procedimento penale per il quale è stato assolto da tutte le accuse con la formula più ampia tanto da ricevere anche un importante risarcimento del danno da parte dello Stato per l’ingiusta detenzione subita. Parliamo, quindi, di una vittima di un errore giudiziario ingiustamente tirato in ballo al solo fine di delegittimare me e la mi famiglia.

Metto a disposizione di quanti vorranno approfondire la sentenza di assoluzione divenuta irrevocabile 28 ottobre 2004 e la sentenza della Corte di Appello di Bari con la quale gli è stato riconosciuto il richiamato indennizzo.All’indecenza di ripescare vecchie e dolorose vicende giudiziarie si aggiunge il richiamo a mio figlio coinvolto insieme a un numeroso gruppo di studenti in un indagine sulla base di una vecchia norma del 1925 perché avrebbero ricevuto e utilizzato copia dello svolgimento di compiti universitari (il reato contestato, quindi, non era quello di truffa aggravata come erroneamente riportato), fatti dai quali tutti gli indagati sono stati assolti con la formula “perché il fatto non sussiste”. 

Se queste sono le notizie ritenute rilevanti, di questo passo mi aspetto le rivelazioni di qualche compagno di squadra pentito su quando a 12 anni a causa del mio potente sinistro ho infranto un vaso sul balcone di una anziana signora che dava sull’oratorio della parrocchia che frequentavo. Fuori da ogni facile ironia, invece, mi sento di richiamare tutti gli organi di informazione ad attendere rispettosamente l’esito dei lavori della Commissione prefettizia senza “fughe in avanti” che finiscono per essere solo dannose per l’immagine della nostra città, della mia famiglia e della Amministrazione che ho l’onore di rappresentare.

In omaggio a tale principio avrei volentieri evitato di soffermarmi su tali diffamatorie insinuazioni per il rispetto che nutro per le Istituzioni nella serenità che il lavoro della Commissione non sarà certamente inquinato da faziose ricostruzioni. Mi conforta in questo momento il monito di Aldo Moro che diceva: “Quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla detta. La verità è sempre illuminante. Ci aiuta ad essere coraggiosi””.    

Redazione

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