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Mastro Luigi e la sua Foggia in miniatura, un tempo gioiello del parcogiochi del Cep e ora dimenticata

Foggia – Se siete stati bambini tra gli anni 80 e gli anni 90 vi sarà sicuramente capitato di rimanere incantati davanti alle bellissime opere di Foggia in miniatura esposte nel parcogiochi del quartiere Cep, alla periferia del capoluogo dauno.

C’era il famoso Epitaffio, il suggestivo Cappellone delle Croci, la Fontana del Sele, la cosiddetta Chiesa delle Colonne, l’austero palazzo del Comune e tanti altri luoghi simbolo della nostra città realizzati in scala dalle abili mani di Luigi Scopece, conosciuto da tutti in città come “mastre Luiggije”.

Negli anni ’80, precisamente nel 1982, Luigi Scopece, di professione muratore, donò ai cittadini foggiani le sue meravigliose opere per omaggiare la sua amata città.

Luigi amava realizzare modellini dei principali monumenti ed edifici foggiani, per lui era un piacevole passatempo con il quale dilettarsi dopo essere andato in pensione, dopo una vita di duro lavoro come muratore.

“Mio nonno aveva realizzato le opere di Foggia in miniatura su scala reale, riproducendole in cemento e filo di ferro per realizzarne lo “scheletro” portante”, ci racconta Michele Scopece, nipote di mastro Luigi.

Un lavoro meticoloso e di grande creatività quello di Luigi che venne presto notato da un consigliere comunale.

“Mio nonno aveva esposto le sue realizzazioni sul terrazzo di casa sua, nel rione del Sacro cuore.

Un giorno si trovò a passare da quelle parti un consigliere comunale che rimase rapito dalle opere di mio nonno e gli chiese di poterle esporre nel parcogiochi che da lì a poco si sarebbe realizzato nel quartiere Cep”.

Inizialmente Luigi era un po’ scettico, non accettò subito la proposta del consigliere foggiano, le custodiva gelosamente e temeva che si sarebbero rovinate.

Infine accettò e le sue opere vennero trasferite nel parcogiochi del quartiere Cep, lì dove grandi e piccoli potevano ammirarle.

Purtroppo, però, oggi di quelle bellissime opere di Foggia in miniatura rimane solamente un vago e triste ricordo.

“Con il passare del tempo l’incuria, il mancato senso civico, abbandono e lavori hanno giocato a sfavore delle opere di mio nonno”, racconta sempre Michele con grande rammarico e insofferenza.

“Il parcogiochi è rimasto chiuso per diversi anni e quando si sono riaperti i lavori ci siamo accorti che molte opere erano state vandalizzate, distrutte e alcune persino rubate – continua Michele -. Con i lavori di rifacimento del parcogiochi, poi, quel poco che rimaneva è stato definitivamente demolito.

Sono stati mandati in frantumi i ricordi che lasciò mio nonno alla sua città, un vero peccato”.

Effettivamente è stato spazzato via un bel pezzo della storia della nostra città, piccole opere d’arte realizzate dalle mani di un foggiano che ha voluto condividerle con la sua città natale.

“L’unica opera che si è ‘salvata’ è una seconda riproduzione della fontana del sele di piazza Cavour, attualmente esposta in un giardino privato della nonna materna al rione San Pio X.

Purtroppo, però, non è possibile spostarla perchè cementata al pavimento. Abbiamo provato ma ci siamo resi conto che si sarebbe frantumata, rimarrà lì”, conclude Michele.

Annarita Correra

Mi chiamo Annarita Correra, ho 28 anni, sono una giornalista pubblicista, una copywriter, content creator e cantastorie. Credo che la bellezza salverà il mondo e per questo la cerco e la inseguo nella mia terra, la più bella del mondo. L’amore per la letteratura mi ha portato a conseguire la laurea triennale in Lettere Moderne e quella magistrale in Filologia Moderna. Ho collaborato con riviste online culturali, raccontando con interviste e reportage le bellezze pugliesi. La mia avventura con Foggia Reporter é iniziata cinque anni fa. Da due anni curo la linea editoriale del giornale, cercando di raccontare la città e la sua provincia in modo inedito, dando voce e spazio alla cultura e alle nostre radici. Scrivo e creo contenuti digitali, gestisco la pagina Instagram del giornale raccogliendo e raccontando le immagini più belle delle nostra terra.

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