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Una chiesa degli anni 50, lo Zac e il profumo dei torcinelli: alla scoperta della “zona San Ciro” di Foggia

Foggia – Prosegue l’itinerario virtuale finalizzato alla riscoperta della storia, della cultura, dell’arte e delle bellezze di Foggia. Questa settimana abbiamo fatto tappa nella cosiddetta “zona San Ciro“.
Un quartiere molto vasto, che territorialmente conta oltre diciassettemila abitanti e che si irradia a partire dall’omonima chiesa parrocchiale dedicata a un santo monaco, eremita e martire: Ciro.
Le scarse notizie biografiche che ci restano su San Ciro, al secolo Ciro di Alessandria, ci sono pervenute attraverso la tradizione orale. Ciro nacque da una famiglia cristiana intorno all’anno 250 ad Alessandria d’Egitto, studiò medicina nella sua città.
Divenuto medico, aprì nel rione Doryzim un ambulatorio. Si racconta che Ciro era un medico valido e brillò in maniera particolare per la santità della vita umile e dedita alla carità.
Offriva cure gratuite ai poveri e indigenti, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “anàrgiro”, senza denaro. Nel 299 i medici alessandrini vennero accusati di magia e stregoneria.
Anche lui divenne bersaglio di una violenta sommossa popolare e l’imperatore Diocleziano decise di perseguitare chiunque svolgesse attività curative. La datazione corrispondente al tempo di Diocleziano è l’unico dato cronologico offerto dalle fonti su San Ciro.
Egli visse perciò nella seconda metà del III secolo. Ciro venne perseguitato in un primo momento, non come cristiano, ma come medico. Per evitare la persecuzione decise di ritirarsi in Arabia Petrea.
Questa fuga da Alessandria segnò una nuova tappa nella vita del medico cristiano. Egli si appartò dal mondo e si dedicò ad una vita di preghiera e penitenza. Nel 303 si abbatté sulla Chiesa la persecuzione più violenta e più sanguinosa di tutti i tempi.
La tremenda persecuzione si estese in Asia Minore, in Palestina e in Africa. Ciro decise di lasciare il proprio eremo e di ritornare ad Alessandria. Fu scoperto e accusato di insinuare il disprezzo per gli dei e il loro culto.
Così venne condannato alla morte più atroce: flagelli, chiodi, ustioni con torce ai fianchi, pece bollente, versamento di sale e aceto sulle piaghe. Infine, venne decapitato il 31 gennaio del 303.
Statua Di San Ciro

Da allora, il culto per questo santo martire si mantenne vivo e arrivò fino in Italia, in particolare a Portici. Anche a Foggia fu molto sentito e venerato. La prima chiesa di San Ciro, dove erano custodite le sue reliquie, sorse nell’attuale convento di Gesù e Maria.

Nel 1959 venne eretta la chiesa parrocchiale di via Settembrini. Stile sobrio ed essenziale, con un’ampia navata centrale, si annovera tra le chiese più grandi di Foggia.
Interno Chiesa San Ciro

Proseguendo il nostro percorso su via Benedetto Croce, possiamo osservare il campo adiacente la chiesa dove, negli anni ’90, si allenava il Foggia di Zeman.

Poco più avanti, troviamo un chioschetto che, ogni sera, aromatizza, con l’odore dei torcinelli, l’aria di chi passa vicino lo stadio comunale.
Proprio lo stadio “Pino Zaccheria” è l’ultima tappa del viaggio odierno. Cuore pulsante dei satanelli, lo stadio rappresenta il luogo simbolo di chi ama e segue il Foggia calcio.
Inaugurato nel 1925, ha subito diversi lavori di ampliamento e ristrutturazione, di cui gli ultimi lo scorso 21 aprile 2018, in occasione del derby contro il Bari, dove la capienza aumentò di 1.778 posti, portando lo “Zaccheria” da 14.530 a 16.308 posti. 

Valerio Palmieri

Giornalista praticante, laureato in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Foggia. Laureato in Filologia moderna con 110 e lode. Da sempre sono appassionato di scrittura e, dopo varie collaborazioni, da gennaio 2017 sono redattore di Foggia Reporter. Mi occupo principalmente di politica, eventi religiosi e interviste. Sono convinto che la comunicazione digitale sia lo strumento più efficace per attuare quella rivoluzione culturale che tanto bene può fare al nostro territorio locale e nazionale.

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