Fiscalità agevolata per salvare i piccoli comuni: da Celenza Valfortore la proposta in Parlamento
Un freno allo spopolamento con la detassazione delle pensioni per chi si trasferisce in un piccolo comune e una fiscalità agevolata per le imprese che investono nelle aree interne. La proposta del sindaco di Celenza Valfortore è stata inviata ai parlamentari affinché diventi base per un disegno di legge nazionale.

CELENZA VALFORTORE – Niente tasse sulle pensioni per attrarre cittadini dall’estero, ripopolare e dare impulso all’economia delle aree interne. Il Portogallo lo ha fatto, e da qualche tempo ci stanno provando Albania e Slovacchia. Se il Governo italiano voless potrebbe diventare realtà nei piccoli comuni.
La proposta di rendere i centri delle aree interne competitivi sotto l’aspetto fiscale e, dunque, economico, ed arginare così lo spopolamento, arriva dal sindaco Celenza Valfortore, Massimo Venditti. Il modello a cui si ispira è quello del Portogallo, oggi applicato anche da Albania e Slovacchia, dove i regimi fiscali agevolati hanno incentivato nuovi residenti detassando le pensioni di cittadini stranieri. La proposta che arriva da Celenza prevede la detassazione anche per emigrati, oggi in pensione, che intendono tornare a vivere nella quiete di un piccolo comune. Parallelamente, l’agevolazione fiscale dovrebbe essere estesa alle imprese che investono nelle aree interne, riducendo o abolendo l’IVA.
Un’iniziativa condivisa con altri territori
Messa nero su bianco, la proposta, condivisa e sottoscritta da sindaci dei Monti Dauni, Molise e della vicina Campania, è stata inviata ad alcuni parlamentari affinché diventi la base di un disegno di legge nazionale per le aree interne. Per Venditti, sindaco ed imprenditore, ben vengano incentivi sull’acquisto della prima casa, bonus e misure per residenti ed imprese, ma quel che serve è un intervento strutturale sul sistema fiscale che possa incidere sull’economia e sul tessuto sociale fino ad innescare un cambiamento. <<La fiscalità agevolata – sottolinea– renderebbe economicamente conveniente fare impresa nei nostri paesi. Si creerebbero nuovi posti di lavoro e si colmerebbe il gap di competitività dovuto alla distanza dalle grandi vie di comunicazione>>.
Pensionati, ritorno alle radici e futuro dei paesi
Il sindaco di Celenza Valfortore ci crede nella possibilità che i piccoli comuni, sempre più svuotati dall’emigrazione, possano tornare a pulsare di vita: <<Chi, qualche decennio fa è emigrato avrebbe tutto l’interesse a tornare con una pensione detassata, senza contare che vivrebbe nella dimensione umana, accogliente e tranquilla che caratterizza la vita di un piccolo paese. Penso a nuovi residenti, magari provenienti dai grandi centri urbani dove la vita è sempre più costosa, caotica ed esposta alla criminalità>>.
Effetti sull’economia locale e sui servizi
L’aumento della popolazione, anche anziana, avrebbe riflessi sull’economia e il tessuto sociale: più gente che acquista nel piccolo negozio; più conti correnti nell’ufficio postale; più pazienti per il medico di famiglia; più colazioni al bar, più pane da vendere, più lavoro per artigiani, manodopera per le aziende, e creazione di servizi. La ricaduta sul tessuto sociale sarebbe notevole, perché il negozio, oggi a rischio chiusura, riprenderebbe vitalità, e i servizi oggi cancellati o ridotti al minimo verrebbero potenziati. Ci sarebbe speranza e nuova luce. Anche le scuole si salverebbero.
Agire subito per fermare lo spopolamento
<<Non possiamo permetterci di aspettare ancora. Serve agire subito, con misure concrete per invertire il declino demografico e salvare i nostri borghi dall’estinzione. Negli ultimi anni, nonostante gli interventi introdotti dal Governo – come la ZES e il Fondo di sostegno ai comuni marginali – lo spopolamento continua a colpire duramente le aree interne. Qui a Celenza – aggiunge il sindaco – nascono in media quattro bambini all’anno e muoiono circa quaranta persone. Se non interveniamo subito, resteremo in pochi>>.
La fiscalità agevolata non si applicherebbe indistintamente a tutti i comuni delle aree interne, ma solo a quelli che rispondono a criteri oggettivi come:
· Collocazione in aree economicamente fragili;
· Altitudine minima di 450 metri sul livello del mare.
<<Applicando questi parametri – conclude Venditti – si potranno individuare i paesi che, realmente, necessitano di un sostegno urgente. È una proposta che nasce dal basso, dall’esperienza quotidiana di chi vive e amministra nei piccoli comuni. Vuole essere un contributo concreto per il futuro delle aree interne italiane, pensato per far tornare vita, lavoro e speranza nei nostri piccoli centri>>.