C’era una volta la Fiera di Foggia, il fiore all’occhiello della città invidiato da tutta Italia

La Fiera di Foggia e il suo passato mondano, quando tutte le città italiane ce la invidiavano
Passo dopo passo Foggia tornerà ad una fiera il cui nome risuonerà in tutta Italia e non solo (ci auguriamo), ma nel frattempo vogliamo ricordarvi la sfavillante storia della Fiera foggiana. Le sue antiche origini affondano le radici nel lontano 1800. L’antica Fiera nacque e prosperò fino a diventare il più grande mercato laniero e caseario del Regno di Napoli ed una delle più importanti d’Italia e d’Europa, seguendo due fenomeni di grande rilevanza storica, come la transumanza e la Dogana della Mena delle Pecore di Puglia.
Il momento finale della transumanza, quello che concludeva l’”annata pastorale” (con tutti i suoi disagi e le sue fatiche) aveva luogo a Foggia e alla sua Fiera. Quel momento era il più importante per il mondo legato all’industria armentaria, in quanto si procedeva alla commercializzazione della produzione e alla vendita di lana, formaggi, carni, pellame, ecc. In quei giorni gli interessati alla produzione casearia e delle carni arrivavano in città da ogni parte del Regno, dall’Italia e persino dall’estero.
Nel periodo aragonese la Fiera assume il suo ruolo determinante e Foggia si trasforma a tutti gli effetti nel nodo centrale dell’ampia rete viaria tratturale pastorale della province adriatiche del Regno. Foggia, all’epoca, era la seconda città del Regno di Napoli, per popolazione, subito dopo Napoli, e la Fiera era il suo fiore all’occhiello. Dopo quattro secoli, però, ci fu la decadenza. I motivi? Proprio quelli che avevano contribuito ad istituire la Fiera, ovvero l’abolizione della Dogana delle Pecore e la fine della transumanza, siamo nel 1806 e inizia il decennio napoleonico.
Il tramonto di questa grande istituzione meridionale ebbe profonde conseguenze nell’economia non solo della Capitanata, ma di tutto il Regno. Dopo l’Unità, la Fiera, scomparì quasi del tutto, rimase una piccola e semplice fiera del bestiame. Con il periodo fascista tutto cambia, ma è noto che il Fascismo utilizzava le fiere come strumenti di propaganda in tutta Italia. Fu in questo periodo che nacquero la Fiera del “Levante” di Bari e quella dell’”Oltremare” di Napoli.
Uno dei principali miti dell’ideologia fascista era quello della “ruralizzazione”, pensiamo ai raduni di massaie rurali, alle Feste del Grano, e infine all’istituzione dell’Ente Fieristico di Foggia, che diventò uno strumento di primo piano dell’ideologia ruralistica del Regime. Negli anni 30 la secolare collocazione della Fiera foggiana fuori la Porta Arpana, alla confluenza dei tratturi pastorali e al Piano delle Fosse granarie, non era più idonea.
La città si stava espandendo velocemente verso la zona della stazione e della villa comunale e il nuovo Piano Albertini del 1933 prevedeva la destinazione di quelle zone, in cui si era svolta la fiera, a edilizia residenziale; così la Fiera fu trasferita in un’area molto più vasta, di ben 250.000 mq di superficie. Nel Maggio del 1938 si svolse la Fiera Agricola di Foggia, una delle manifestazioni più importanti del periodo fascista, quella che portò la Fiera di Foggia alla sua affermazione nazionale.
Ne quartiere fieristico era stato costruito un Ingresso Monumentale, in pieno stile fascista, con 8 colonne di fasci allineati, strutture in legno, 300 rimessine per i gruppi di allevamento e un chilometro di staccionata per gli animali isolati. Il 14 giugno 1940, quattro giorni dopo la dichiarazione di guerra, la Fiera si trasformò in un deposito quadrupedi e in un campo di concentramento per le truppe.
Rifugio di sfollati durante i devastanti bombardamenti dell’estate del ’43, solo nel ’47 l’Ente riesce a rientrare in possesso del quartiere fieristico, ma ormai è tutto distrutto. Come vi avevamo detto prima, è negli anni ’60-70 che la Fiera torna a brillare e si rende protagonista di un importante contributo alla realizzazione della nuova agricoltura meridionale. Sono anni importanti per Fiera: si potenzia al massimo il settore zootecnico, nascono il Primo Salone delle Macchine Enologiche, le Giornate della vite e del vino e nel 1972 viene riconosciuto alla nostra fiera un carattere internazionale. Con questo rapido e sintetico excursus della storia lucente del quartiere fieristico abbiamo voluto sottolineare l’importanza e la centralità della nostra città nella storia del Mezzogiorno, centralità alla quale dovremmo ambire tutt’oggi.
Fonti: Manganofoggia.it (articolo di Salvatore Aiezza); “Passato e presente del Mezzogiorno agricolo” curato da Antonio Muscio e Antonio Vitulli