Emergenza idrica: Piccoli Comuni in prima fila per difendere il diritto all’acqua
La gestione degli invasi nel Mezzogiorno rappresenta la plastica testimonianza di un sistema disfunzionale. Dighe costruite e mai collaudate, invasi in fase sperimentale e limitati nell’operatività, infrastrutture fatiscenti e fuori esercizio.

FOGGIA – Il governo dell’acqua deve partire dai territori, con il protagonismo delle istituzioni locali e il controllo diretto dei cittadini. È questa la nuova governance da costruire per salvaguardare la democrazia e il diritto fondamentale all’acqua. A lanciare l’allarme è Virgilio Caivano, Portavoce dei Piccoli Comuni Italiani, che con forza denuncia il disastro idrico che sta colpendo il Mezzogiorno d’Italia.
“Siamo di fronte a una questione meridionale del prossimo decennio, frutto di trent’anni di incuria, abbandono e clientelismo politico che hanno condannato milioni di cittadini, imprese, scuole e comunità al disastro”, dichiara Caivano. La gestione degli invasi nel Mezzogiorno – continua Caivano – rappresenta la plastica testimonianza di un sistema disfunzionale. Dighe costruite e mai collaudate, invasi in fase sperimentale e limitati nell’operatività, infrastrutture fatiscenti e fuori esercizio”. Caivano, poi, elenca i punti principali del “disastro” acqua, partendo dagli invasi non collaudati e in fase sperimentale di Acerenza, Genzano, Marsiconovo, Lampeggiano e Pantano di Pignola fino agli invasi operativi con gravi carenze manutentive di Camastra, Saetta, Basentello, Pertusillo, passando per le dighe fuori esercizio: Rendina e Muro Lucano, spesso soggette a problemi di natura statica. “Su 14 invasi principali, solo due sono attualmente a regime – prosegue Caivano . – Una realtà che grida vendetta e che dimostra un’assenza di visione politica e tecnica nel governo dell’acqua”
Di fronte a questa situazione drammatica, il Coordinamento dei Piccoli Comuni Italiani, insieme al Comitato Civico “Acqua al Sud”, al Club Liberal Monti Dauni e al movimento “Acqua Bene Comune”, si sta facendo carico di portare la questione idrica sui tavoli istituzionali. L’obiettivo è ambizioso: riunire le anime dell’associazionismo, della società civile e delle istituzioni locali dell’Appennino per costruire una strategia condivisa che metta al centro il diritto all’acqua come bene comune e pilastro della democrazia. I Piccoli Comuni propongono, quindi, un piano straordinario per la manutenzione e il collaudo degli invasi esistenti; investimenti in infrastrutture idriche efficienti, utilizzando fondi nazionali ed europei; la creazione di una governance locale dell’acqua, partecipata da cittadini e istituzioni, per garantire trasparenza e sostenibilità e politiche integrate per la tutela delle risorse idriche e la lotta agli sprechi. ” Il Coordinamento dei Piccoli Comuni – conclude Caivano – invita tutti i cittadini, le imprese e le istituzioni a unirsi a questa battaglia per il futuro del nostro territorio. Perché l’acqua non è solo un diritto: è il cuore pulsante della democrazia e della vita”.