Attualità

Ciro Noia, personaggio della vecchia Foggia

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“Sequestrate questi pelemoni”, ordinava ai due vigili urbani l’incorruttibile e poco colto assessore della grazia pubblica.

La frase diventata popolare, è ancora rammentata dai nostri concittadini, i quali con nostalgia pensano a quei tempi che purtroppo non torneranno più.

Morigeratezza di costumi; parsimonia nel vestire, nell’alimentazione e nei divertimenti; assoluta garanzia della parola “data”, questi erano i requisiti che rappresentavano questo degno cittadino che, a ben ragione, per l’integrità e fierezza del suo carattere, fu prescelto dall’amministrazione comunale del tempo per la sovraintendenza dei mercati della città.

Lo vediamo ancora, di media statura, asciutto, sempre rasato, dai bianchi capelli e dal colorito roseo, tutte le mattine, dalle prime luci fino a mezzogiorno, scortato da due agenti perlustravano ogni angolo dei mercati entrando nelle botteghe e rovistando dappertutto; guai agli inadempienti delle ordinanze annonarie, erano per loro contravvenzioni che non venivano più tolte o ridotte.

Guidato, però da sentimenti di giustizia e senza commettere abusi, divenne lo spavento, addirittura il terrore dei bottegai arricchiti e affamatori del popolo, riuscendo a infondere nell’animo del consumatore, la fiducia dei provvedimenti dell’autorità.

Morendo Ciro Noia, lasciò il suo umile nome favorevolmente legato alle cronache foggiane, poiché in vita la sua intransigenza non aveva guardato in faccia a nessuno e ogni tentativo di corruzione urtava contro una coscienza rigorosamente onesta e preoccupata unicamente dell’interesse pubblico.

A cura di Ettore Braglia

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