Le Guide di Foggia Reporter: Carapelle

Carapelle – Il villaggio agreste tanto amato dai Borbone, uno dei cinque reali siti, paese satellite di Foggia.
In questo luogo, oggi si riconosce l’umiltà di una cittadina semplice, in cui l’agricoltura è la protagonista assoluta delle vicende della sua gente, ma dietro di sé cela una lunga storia.
La natura di Carapelle fu ben distante dall’idea di una terra fertile e proficua, come può ben immaginarsi, vi fosse invece in tutto il territorio circostante e nel resto del Tavoliere delle Puglie.
Carapelle nacque sterile e paludosa. Lo stesso nome, oltre all’omonimia con il torrente su cui si stanzia, deriva anche dal termine latino carapo il cui significato è, appunto, “gorgo”.

Si tratta, dunque, di una terra molto ricca d’acqua, derivante dallo stesso fiume irpino che, lungo ben 85 kilometri, raggiunge persino la Puglia sfociando nel golfo.
Si spiega così, la varietà di specie animali e vegetali che animano l’area circostante a Carapelle, dove a ridosso dei palazzetti a due piani confinanti con i campi irrigati e campagne abitate, vi una è ricca e selvaggia vegetazione. Il Bosco Incoronata, ad esempio, dà sfogo agli amanti del birdwatching. ed è in quella stessa area rurale che è possibile avvistare animali inconsueti: la gatta-cefala, molto nota agli amanti della pesca locale per esser una fusione tra una salamandra e una lontra, un abilissimo nuotatore molto presente lungo il Carapelle.

Tutto ciò è sintomo che si tratti di un ambiente salubre e salvaguardato.
A pensarlo fu proprio Re Ferdinando IV di Borbone, il quale riconoscendo una forte passione per questo territorio andò controcorrente. All’epoca, infatti, l’intera Capitanata fu investita da opere di bonifica, ad eccezione delle aree circostanti al Carapelle.
Dura fu la lotta del Re borbonico nel suo piano di recupero fino a che, nel lontano 1774, sorse un piccolo borgo rurale composto di case e pagliai.

Ecco come si spigano l’affezione alla produzione agricola e alla tradizione culinaria, in cui primeggiano grano, pomodoro e carciofi, tre elementi principe molto celebrati ancora oggi dagli abitanti dei cinque reali siti. Riti ancestrali che si legano a festività religiose in memoria di San Francesco da Paola, santo patrono di Carapelle che dalla Calabria fu perseguitato dalle minacce dei castighi aragonesi. La sua celebrazione del 2 aprile, consolida il credo ancora oggi molto presente dei profili reali e borbonici, i cui mezzi busti sono custoditi nel verde della villa comunale, perfetta imitazione del decoro urbano di matrice barocca e rococò.

Il piano di bonifica fu un valore aggiunto per Carapelle per ogni aspetto degno di essere ricordato insieme alle sue figure più importanti, come Francesco Nicola de Dominicis, l’amministratore che collegò Carapelle alla Dogana di Capitanata.
Carapelle è un paese semplice, ma non banale. La sua storia e la sua istituzione potrebbero perfettamente appartenere alla raffigurazione tipica del Leopardi ne “Il sabato del villaggio”.
Fonte: pp. 1124-1125, Galasso, G., “Fonti e documenti per la storia del Mezzogiorno d’Italia” Vol. 8, Guida, 1981.
pp.53-54, Gelao, C., “La Puglia al tempo dei Borbone: storia, arte e cultura”, M.Adda, 2000.