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Bonus Inps, tra i beneficiari c’è anche l’ex sindaco di Lucera: “Non mi sento un furbo, quei 600 euro non li ho usati per me”

Lucera – Con lo scoppio della polemica dei “furbetti” del bonus Inps, l’ormai ex sindaco di Lucera, Antonio Tutolo, ha voluto “difendersi” dalle accuse passando in rassegna le sue azioni e la sua condotta in veste da primo cittadino, ribadendo di non aver mai sfruttato la sua posizione per questioni personali.

Ieri, in un lungo post sulla sua pagina Facebook, ha voluto spiegare punto per punto le sue scelte negli ultimi anni arrivando a quella di usufruire del bonus non per scopi personali.

“Questa è la mia busta paga da Sindaco. Percepisco poco più di 2100 euro al mese. Potrebbe essere più grande ma Volontariamente ho tagliato il mio stipendio, di 350 euro al mese, senza che nessuno me Lo chiedesse”, scrive l’ex sindaco della città sveva allegando al post la foto della sua busta paga.

E ancora: “Per sei anni di mandato significa che ho rinunciato a circa 25.000 euro di stipendio. Non ho mai chiesto al Comune di versarmi la quota fissa INPS di oltre 400 euro al mese. Ho continuato a versarla per conto mio.Per sei anni significa che ho rinunciato a circa 29.000 euro. Non cerco applausi, Sentivo di farlo.

In 6 anni da Sindaco non ho mai chiesto un solo rimborso per missione o altro spese di rappresentanza. Migliaia di euro che ho Volontariamente non richiesto. Ho sempre pagato di tasca mia, quelle spese al comune si sono azzerate. Non voglio applausi. Non sono un milionario, vivo di lavoro. Da sempre! Mi alzo tutte le mattine alle 5 per aprire il bar che gestisco in società con mio fratello.Dalle 5 di mattina alle 9 sono lì, a servire i clienti.

Dalle 9 andavo in comune tutti i giorni e ci restavo fino alle 14, 30/15 .il pomeriggio sono di nuovo al bar dalle 16 alle 18.00.Dopo le 18 arriva a darmi il cambio mia Moglie e ricomincia la vita da Sindaco. In verità non smettevo mai, anche mentre lavoravo nell’attività commerciale facevo il Sindaco.

Chiunque conosceva i miei orari. La Giornata non finisce mai, si chiude alle 21. Ho un figlio all’università statale a Milano, pago 600 euro di fitto al mese, circa 300 euro di tasse universitarie e un po’ di soldi a lui per vivere li da studente in bolletta.

Ho una rata di mutuo di 800 euro al mese. Siamo tre famiglie a lavorare in quella attività commerciale e la sua chiusura si è sentita. Non morivo certo di fame, ma si sentiva quella chiusura. Non mi sento fesso se ho deciso di rinunciare a decine di migliaia di euro. Ho rinunciato a circa 100 volte le 600 euro e nessuno ne ha dato notizia.

L’ ho fatto perché lo Sentivo giusto. Con la mia giunta ho devoluto uno stipendio ai terremotati e nessuno se n’è accorto. Così come non mi sento un furbo se ho chiesto le 600 euro, lo dissi pubblicamente in diretta mesi orsono che li avrei presi e che di quei 600 euro non ne avrei usato uno solo per me.

Lo dissi a caratteri cubitali che non condividevo quei contributi a pioggia e dissi pubblicamente che li avrei chiesti per utilizzarli per l’emergenza. E così ho fatto, insieme a quelli di altri cittadini che me li hanno dati. Nessuno si scandalizzò.

Ometto di dire quanti altri sono usciti dalle mie personali tasche per sostenere situazioni critiche che quotidianamente si presentavano. L’ho fatto perché lo sentivo giusto”.

Redazione

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