Il nostro viaggio alla scoperta della Daunia

La Daunia
Quanti di noi conoscono davvero la Daunia? Con “Viaggiando s’impara…”, la nuova rubrica dedicata ai più giovani, si racconterà il territorio alla volta di mari e monti, usi e costumi derivati dalla storia e dalla vita dei nostri avi.
“Fuggi da Foggia, non per Foggia ma per i Foggiani..!”. Sarà vero? E perchè? Un proverbio intramontabile narra dell’antica Daunia e dell’attuale Capitanata. La nostra terra, la Daunia quella piana del Tavoliere che a nord della Puglia si staglia tra due monti, il Subappennino e il Gargano in un calderone di usi, costumi e sfumature linguistiche.
La Daunia vanta di essere abitata da tempi antichissimi e che nel complesso ha dato i natali a ciò che è oggi la Capitanata e la sua intera provincia sia nella quotidianità quanto nei dialetti. Sin dal Neolitico, la Daunia è stata terra di conquiste e battaglie sia per la strategica posizione geografica sia per la sua terra fertile fatta di fiumi e paludi. La testimonianza di circa 200 villaggi primitivi è sinonimo di insediamento ideale per le prime civiltà: i Dauni, popolo autoctono attivo e prospero nella piana del Candelaro. Coppa Nevigata (Manfredonia), ad esempio, accoglie un villaggio predaunio dedito alla pesca; Grotta Paglicci (Rignano Garganico) e Grotta Scaloria (Manfredonia) sono sito di pitture parietali ed utensili appartenenti al Paleolitico. Il villaggio agricolo di Passo di Corvo (Arpinova), invece, rappresenta il forte senso di adattamento alla terra. Usi, costumi e antiche credenze condivise con Greci e Romani sempre legate all’agricoltura e alla natura. Il mito di Diomede che, giunto dall’Ellade, toccò le coste delle Isole Tremiti. Da qui sposò Drionide, figlia del Re Dauno e fondò Arpi (Foggia), Aecae (Troia) e Luceria (Lucera) tra il Biferno e l’Ofanto. Sorsero così ben sette città, a cui capo vi era Arpi, nucleo di allevamento equino produzione pecuniaria con il porto di Siponto. Non distanti Salapia (Zapponeta), Ceraunilia (Cerignola) e Teanum Apulum (S.Paolo Civitate), già importante dogana romana, per la consegna dei pascoli alle greggi provenienti dal nord. Tuttavia, durante i corsi storici, la Provincia di Foggia fu soprattutto scenario di sanguinose guerre dovute alla sua contesa tra domini stranieri: l’attacco dei Sanniti su Herdonia (Ascoli Satriano) e Luceria si fissa nelle memorie come la sconfitta dei Romani per mano di Pirro nel 278 a.C., per non parlare poi del 216 a.C, anno in cui la forte alleanza tra Dauni e Romani vede finalmente anche la vittoria su Annibale. Anche Bisanzio fu attratta dalla bellezza della Daunia durante il Medioevo, conseguenza della distruzione delle colonie romane di Lucera, Troia e Arpi a causa delle continue lotte tra normanni e bizantini. Dopo la civiltà dei Dauni, infatti, chiunque avesse toccato questo territorio, ne sarebbe diventato padrone. Monte Sant’Angelo e Siponto portano ancora oggi la gloria delle genti nordiche che attraversarono la “Via Sacra Longobardorum”. Monasteri, cattedrali e conventi disegnano ancora oggi la lega dell’ascetismo religioso.
Tra contese e conquiste, il fulgore storico fu raggiunto solo con Federico II di Svevia, il quale stanziò a Foggia la sua reggia (l’attuale portale dei Tre Archi) ed “accolse” i Saraceni siciliani per garantire la produzione dei campi e avviare la guerra contro il Papa. Nonostante suo figlio Manfredi proseguì le sue gesta, il Papa tornò alla ribalta con Carlo I d’Angiò incoronato a Foggia nel 1286: da qui proseguì la guerra tra Svevi-Aragonesi ed Angioini a supporto del papato. Solo nel 1442 Alfonso d’Aragona ricostruì e pianifico in Capitanata la pastorizia transumante insieme alla statalizzazione della Dogana di transumanza, all demanio dei pascoli e alla disposizione dei tratturi, seppur con qualche sacrificio agricolo. Sose un territorio benestante, ricco di commerci in merito ad una rigida politica fiscale, ma non ini salute: mentre il demanio terriero fu affidato ai “forestieri” della pastorizia confinante (Campania, Murge e Abruzzo), l’intera popolazione locale fu vittima di pestilenze, povertà e saccheggi. La “chianga amara” di Vieste, i campanili bizantini delle città e l’occupazione musulmana di Manfredonia di fine ‘600 testimoniano le scorribande turche dalla costa fino ai monti più alti dell’entroterra. Per non parlare del terremoto del 1731, che rase al suolo Foggia e provincia. Da allora, la Madonna dei Sette Veli ve ne protegge dalle calamità, ma non dalla bellicosità di poteri avidi e conquistatori come l’asburgico prima, che vide Foggia Capitale del Regno delle Due Sicilie per un giorno, e quello napoleonico poi.
Solo nell’800, la Capitanata vide la restaurazione del terreno agricolo grazie al proprio popolo, una forza lavoro nata dall’amore della stessa terra e destinata alla guerra, ma questa volta altrove durante il Primo scontro Mondiale. Non a caso ne seguirono momenti di forte tensione tra le sommosse dei braccianti, un tema sempre attuale che anche con il Fascismo ottenne miglioramenti in merito ad opere di bonifica tra cui l’istituzione dell’Acquedotto Pugliese.
Ben chiaro ormai che ad atti di ricrescita ne seguissero altrettanti nefasti, ecco l’ennesimo dramma bellico: i bombardamenti nell’estate del 1943, i quali causarono ben 22.000 vittime tra i civili. Anche con l’ascesa industriale, l’agricoltura si fece ancora una volta protagonista di un territorio rivolto a speranze rosee e vicende negative da cui deriva l’intramontabile credo religioso che da San Michele Arcangelo fino a Padre Pio nel ‘900 accredita alla Daunia il valore di una terra misteriosa fatta di pura semplicità.
Fonti:
www.reciproca.it
pII; 165-177; 1987 – Ventura, “Capitanata“, Biblioteca Provinciale “Magna Capitana”
ph. credit: Oleificio Zucchi