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A Foggia una panchina rossa su Corso Vittorio Emanuele. Landella: “Uno stimolo per le donne ad agire”

Foggia – La panchina rossa di Corso Vittorio Emanuele: uno stimolo per le donne a Riflettere, Pensare, Agire.

“Nell’ambito della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, celebratasi ieri, anche il Comune di Foggia ha voluto curare la pitturazione di una delle 37 panchine rosse della città”, ha dichiarato il sindaco di Foggia Franco Landella.

E ancora: “Tale tinteggiatura è stata a opera di ISABEL DE FEUDIS e CHIARA VITOFRANCESCO, preparatissime e giovanissime studentesse dell’Accademia di Belle Arti di Foggia, che ringrazio a nome dell’intera comunità. Ne è nata una installazione artistica dal titolo “Ascoltati”.

Ho chiesto loro di raccontare la loro creazione: “il concept di tale “traccia” artistica nel territorio foggiano nasce dall’idea di indurre le donne a pensare, ascoltarsi, riflettere su se stesse ed elevarsi. Invitiamo dunque a leggere, ad acculturarsi come prima forma di difesa contro qualsiasi tipo di violenza psicologica e fisica.

La performance consiste nell’aver scritto sulla panchina i nomi di alcune donne speciali che hanno usato pseudonimi maschili per farsi accettare dalla società in cui vivevano o di donne sbocciate nelle avversità:

  • scrittrici (le sorelle Brontë, Anaïs Nin, Jane Austen, Mary Ann Evans, Louisa May Alcott, Mary Shelley, Ann Radcliffe, Nelle Harper Lee, J.K Rowling, Katharine Burdekin, Nora Roberts);
  • eroine dei romanzi (es. Elizabeth Bennet di Orgoglio e Pregiudizio);
  • artiste, critiche, mecenate e giornaliste (Lea Vergine, Artemisia Gentileschi, Lavinia Fontana, Frida Kahlo, Fede Galizia, Tamara de Lempicka, Hanna Höch, Marina Abramović, Judith Leyster, Louise Bourgeois, Carla Accardi, Marlene Dumas, Lee Krasner, Shirin Neshat, Peggy Guggenheim, Gertrude Stein, Sylvia Von Harden, Cindy Sherman, Irene di Spilimbergo, Berthe Morisot, Yayoi Kusama, Patti Smith).

    I passanti avvicinandosi cercano di indovinare a quale donna appartenesse un nome: un’occasione per scoprire queste donne, la loro storia e soprattutto ciò che ci hanno donato.
    Infine, l’opera in sé non è costituita dal prodotto finito, la panchina, ma dalla macchina organizzativa del processo creativo che ha portato a tale risultato: dall’evento stesso creatosi attorno”.

Redazione

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