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Book Reporter #2: sotto l’albero c’è “Una storia quasi solo d’amore”

Book Reporter è la nuova rubrica di Foggia Reporter dedicata ai libri. Recensiremo un libro al mese, cercando di incuriosirvi il più possibile e di raccontarvi a nostro modo il mese attraverso la lettura di un libro da noi scelto. Questo progetto si svolge in collaborazione con la libreria Kublai – Libri. Cibi. Incontri di Lucera. Che siate o meno assidui frequentatori di librerie o biblioteche potete dare un’occhiata al nostro articolo che verrà pubblicato alla fine di ogni mese per darvi di volta in volta consigli di lettura.

Dicembre è il mese dei maglioni con le renne, delle cioccolate calde che bruciano le labbra al primo sorso, del freddo pungente che pizzica la pelle e fa diventare i nasi rossi. Ma è anche il mese delle grandi mangiate, dei buoni propositi, delle serate in famiglia tra un pacchetto scartato di fretta e un bacio dato sotto al vischio l’ultimo giorno dell’anno. Per questo mese così speciale vogliamo consigliarvi un libro che ne sia all’altezza, si tratta di Una storia quasi solo d’amore di Paolo di Paolo, un libro che sicuramente vi farà iniziare il 2017 nel migliore dei modi.

Paolo di Paolo, dopo Mandami tanta vita e Dove eravate tutti ha deciso di confrontarsi con la tipica storia “ragazzo incontra ragazza”, all’apparenza una delle tante storielle in cui due ragazzi si innamorano, ma questa non è una banale storia d’amore che ci fa sbuffare dopo le prime tre pagine, è un viaggio tra giornali, polaroid di famiglia, ricordi, discussioni su Dio, sulle prospettive non sempre rosee per quelli nati a cavallo di questo secolo e sulla giovinezza. È una storia d’amore al microscopio, se analizzata bene, scrupolosamente al vetrino, contiene un universo. La scelta stilistica dell’autore è un po’ particolare, va a briglie sciolte e sta al lettore correre dietro alle parole, ai sospiri e agli affanni dei personaggi che vivono tra le pagine. Una storia d’amore non è mai soltanto l’incontro tra due persone, è il paesaggio intorno, è la percezione di quel paesaggio da chi sta vivendo l’amore.

Nino e Teresa un lunedì pomeriggio di fine ottobre dopo le sette si incontrano e qualcosa tra questi due perfetti sconosciuti accade, qualcosa capace di trasformare due estranei che un attimo prima ignoravano l’esistenza dell’altro in complici, quel qualcosa che chiamiamo amore. Nino, è un attore poco più che ventenne, figlio del proprio tempo, individualista e razionalista; Teresa, ha quasi dieci anni più di lui e lavora in un’agenzia di viaggi. Sono diversi tra loro, ma non si chiudono a riccio su se stessi, decidono di aprirsi, di non pungersi a vicenda e di dialogare. Si confrontano su idee profonde e intime, Teresa con la sua solida fede e Nino con il suo sarcasmo verso quella stessa religione a cui non crede più da tempo come tutti i suoi coetanei. Sono due mondi apparentemente incompatibili ma che si incontrano e iniziano a camminare nella stessa direzione, sotto lo sguardo di un terzo personaggio, Grazia, insegnante di teatro, “vecchia zia” e voce narrante della storia.

Una storia (quasi solo) d’amore che si scioglie dolcemente come miele sulle labbra, che lascia intravedere gli angoli più morbidi e quelli più affilati, che si lascia assaporare un po’ alla volta e che sazia, come una vera storia d’amore sa fare. Due persone che si innamorano si staccano da una folla di sconosciuti e iniziano a costruire uno spazio di intimità, uno spazio nuovo, protetto, da difendere con i denti, ma sono sconosciuti all’origine e probabilmente lo resteranno per gran parte del tempo.

“Eravate bellissimi”: così inizia il libro, con le parole della voce narrante (Grazia) che vede bellezza in quei gesti un po’ goffi, nei primi sguardi ricchi di imbarazzo, nella teatralità di una prima cena in cui tutto deve essere perfetto, in cui si raccontano solo le cose più belle e si cerca disperatamente di apparire al meglio per non deludere le aspettative dell’altro. Ma la vera bellezza sta nel secondo appuntamento, quando si può lasciar perdere il copione e si inizia ad improvvisare, si va a braccio, si è dentro l’attimo. Non è una storia d’amore, è lo spettacolo di una storia d’amore.

 

Annarita Correra

Mi chiamo Annarita Correra, ho 28 anni, sono una giornalista pubblicista, una copywriter, content creator e cantastorie. Credo che la bellezza salverà il mondo e per questo la cerco e la inseguo nella mia terra, la più bella del mondo. L’amore per la letteratura mi ha portato a conseguire la laurea triennale in Lettere Moderne e quella magistrale in Filologia Moderna. Ho collaborato con riviste online culturali, raccontando con interviste e reportage le bellezze pugliesi. La mia avventura con Foggia Reporter é iniziata cinque anni fa. Da due anni curo la linea editoriale del giornale, cercando di raccontare la città e la sua provincia in modo inedito, dando voce e spazio alla cultura e alle nostre radici. Scrivo e creo contenuti digitali, gestisco la pagina Instagram del giornale raccogliendo e raccontando le immagini più belle delle nostra terra.

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