Volturara, nuova vita per il Villaggio Primavera e l’ex Carcere

“Non serve costruire. Qui, piuttosto, serve riprogrammare, gestire quel che già c’è, e bisogna farlo adeguandosi alla struttura urbana, al paesaggio, allo stile di vita di un piccolo comune”. Vincenzo Zibisco, sindaco di Volturara Appula, ha un’idea precisa sul futuro del piccolo borgo dei Monti Dauni: creare strutture ricettive dedicate ad un turismo di nicchia e servizi per gli anziani, il 90% della popolazione residente.
Da dove si parte? Dal Villaggio Primavera e dall’ex Carcere mandamentale, due strutture costruite con soldi pubblici, in periodi diversi, ma che hanno subito la stessa sorte: mai entrate in funzione e abbandonate.
Il primo passo verso il cambiamento è partito dal Villaggio Primavera. Da alcune settimane sono in corso i lavori di ristrutturazione del corpo principale del grande complesso turistico. Il Comune ha disposizione 150 mila euro ottenuti rispondendo all’avviso pubblico regionale del 2022 per la “Realizzazione e manutenzione di opere pubbliche o di pubblico interesse” ed altri 150 mila euro per la riqualificazione dell’impianto sportivo di cui è dotato il Villaggio (quasi pronto il campo da calcio).
“Non è un cifra importante, ma facendo lavori in economia riusciremo a risistemare la sala ristorante e le cucina. E’ un primo passo per arrivare alla riqualificazione dell’intera struttura ricettiva” spiega il sindaco “Non sarà complicato perché il Villaggio Primavera di Volturara, pur scontando i lunghi anni di abbandono, a differenza di altri non è stato vandalizzato. Senza considerare che l’intero complesso è appena fuori dall’abitato e parte integrante di un’area di interesse culturale e religioso formata dal santuario della Madonna della Sanità, dalla villetta comunale, uno spazio attrezzato di aree pedonali e parcheggi.
Il villaggio turistico di Volturara è una delle strutture ricettive realizzate dalla Comunità Montana alla fine degli anni Novanta nell’ambito del progetto Primavera”. Finanziati utilizzando la legge 64 per il Mezzogiorno, ne furono costruiti cinque: a Volturara Appula, a Carlantino, Volturino, Castelnuovo della Daunia, Roseto Valfortore. Abbandonate, senza alcun intervento di manutenzione, alcune vandalizzate e depredate di tutti gli arredi, qualche anno prima dello scioglimento, l’ente montano le trasferì alle competenze dei Comuni.
Ogni villaggio era stato concepito come struttura polifunzionale: un corpo centrale, il ristorante per cento coperti, allestito di tutto punto, con tavoli, sedie, cucine, frigoriferi e sala bar, finanche piatti e posate; intorno dieci villette per un totale di quaranta posti letto. Ogni villetta era arredata di mobili, tv, cucina, letti, bagno. E poi, campi da bocce e campetti da calcio.
Non facile per gli enti locali ripristinarne servizi e funzioni. A Roseto Valfortore dopo un primo esperimento di gestione da parte di un ristoratore di Foggia, durato solo qualche anno, ci sta riprovando la Cooperativa di Comunità “Aria” che per gestirla farà ricorso ai finanziamenti del Fondo di sostegno ai comuni marginali.
Il contributo per le aree svantaggiate potrebbe essere un’ottima misura da utilizzare anche per la gestione del Villaggio di Volturara “Il passo successivo all’intervento di ristrutturazione sarà la gestione. Servono imprenditori capaci che, soprattutto, credono in questo territorio – dice il sindaco Zibisco – il bacino di riferimento è europeo, c’è un flusso turistico in cerca della tranquillità dei piccoli borghi, paesi in cui meno c’è meglio è. Sfruttando quel che c’è possiamo creare un flusso turistico che duri tutto l’anno. Non pensiamo a grandi numeri, ma ad un turismo di nicchia, di qualità”.
Volturara Appula ha una storia antichissima (fu al fianco di Roma nelle guerre sannite). Ricca e potente grazie ai suoi boschi, per alcuni secoli fu sede vescovile ed ebbe il titolo di città. Oggi, di quella storia gloriosa conserva splendidi palazzi e la bellissima chiesa in stile romanico pugliese, ma ha perso la sua antica vitalità. Volturara è trai i comuni più piccoli di Puglia: conta 378 abitanti (dato Censimento Istat 2022). Una fragilità demografica che rende difficile concretizzare ogni idea di sviluppo socio-economico, basti pensare che non c’è più la scuola e i pochi alunni frequentano gli istituti dei paesi vicini, ma l’amministrazione Zibisco ci prova, sogna e progetta. Viaggia in parallelo ai lavori del Villaggio Primavera il recupero dell’ex carcere mandamentale, l’altra imponente struttura voluta dallo Stato, mai entrata in funzione, abbandonata e che l’amministrazione comunale intende trasformare in residenza per anziani. A giorni sarà pronto il progetto esecutivo finanziato con fondi ministeriali “Siamo in un fase avanzata del progetto, stiamo valutando i finanziamenti per attuarlo” dice Zibisco “Recuperiamo una struttura facendone un centro per anziani, risponderemo, così, ad una forte domanda di vivere in contesti tranquilli che arriva dalla terza età”. Il futuro è possibile se si recupera, si conserva e si valorizza. Con un centro storico quasi intatto, vicoli di pietra, piccole case, antichi e poderosi palazzi, la splendida chiesa in romanico pugliese, i lussureggianti boschi, Volturara è tra i paesi più belli dei Monti Dauni. Sfruttare quel che c’è, senza altre colate di cemento, da queste parti, è un atto rivoluzionario.
L’ex carcere mandamentale di Volturara Appula- Storia di uno spreco di Stato
Quella di Volturara è tra le cinque carceri mandamentali costruite in Capitanata, tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta, ma mai utilizzate e balzate agli onori delle cronache come carceri fantasma: ad Accadia, a Bovino, a Castelnuovo della Daunia a Volturara Appula, ad Orsara fu ricavata in un antico palazzo. Per realizzarle furono spesi circa 20 miliardi di lire. Le carceri mandamentali, mai entrate in funzione, nel 2000 furono soppresse, insieme alla Preture, dallo stesso Ministero di Grazie e Giustizia poiché poco funzionali, rispetto alle nuove esigenze e molto costose nella gestione. La costruzione della struttura di Volturara si è trascinata per diciassette anni, ed è costata 1 miliardo e 900 milioni di lire, 550 milioni in più rispetto al 1mld e 400 mln di lire della spesa iniziale. Nei costi erano compresi anche 10 mln di lire per gli arredi e le attrezzature per la cucina, ma mai installati. Alla spesa di 1mld e 900 mln bisogna aggiungere altri 100 mln di lire spesi dal Comune per lavori di ripristino, manutenzione e adeguamento in funzione per il collaudo statico ed amministrativo, approvato solo nel 2000, dopo ben diciassette anni dall’inizio dei lavori e a sette dalla consegna.