Via Crucis: mons. Ferretti ricorda don Puglisi, Panunzio e Marcone
Il messaggio alla Città di Foggia di mons. Ferretti al termine della Via Crucis del Venerdì Santo:
“Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato”. Queste parole saggie sono state scritte da papa Francesco nella lettera enciclica “Fratelli tutti”. Quanta guerra, quanta violenza quanto sangue innocente, quanto denaro gettato come si gettano le bombe, denaro sporco che uccide come uccidono le bombe.
Di fronte a Cristo morto crocifisso e alla Madre del Signore addolorata per la morte del Figlio, vogliamo questa sera pregare per la pace. Pace in Ucraina, nella Palestina, pace in tutte le terre. Preghiamo sempre per la pace, fratelli!
La pace ha il suo prezzo: quanti martiri hanno pagato con la vita la lotta contro il male. Si sono ribellati alla logica della guerra, della violenza. Oggi facciamo memoria di Mons. Romero, il vescovo di San Salvador, in America Centrale, che venne ucciso perché difendeva i poveri contadini dallo sfruttamento dei ricchi proprietari terrieri.
Ed anche, ricorre quest’anno il trentesimo anniversario dell’assassinio di don Pino Puglisi. A Palermo sottraeva i giovani alla mafia.
Quanti martiri, anche nella società civile: Francesco Marcone, Giovanni Panunzio e altri…
I martiri hanno detto “no”! Lo hanno fatto pagando con la vita il messaggio cristiano di pace, di non violenza. I martiri si sono schierati contro il male, conoscendone i rischi. Non sono eroi, sono cristiani che non hanno accettato il male e il malaffare come legge che governa il mondo.
E noi? Da che parte stiamo? Oppure crediamo che non sia affar nostro, ci nascondiamo in una neutralità. Pensiamo sia possibile farci gli affari nostri in un mondo che si autocondanna nella violenza e nell’egoismo.
Scrive Thomas Merton: “La principale differenza fra nonviolenza e violenza sta nel fatto che la seconda dipende interamente dai propri calcoli. La prima invece dipende interamente da Dio e dalla Sua parola” (La mia passione per la pace, p. 101).
Il cambiamento ha bisogno di tutti. Quanti siamo questa sera?! Perché siamo qui? Per un rito o perché crediamo che nella morte del Signore ci sia il seme di un nuovo inizio, di un tempo nuovo. Questo tempo nuovo necessita di tutti noi, dell’impegno di ognuno di noi.
Questa sera abbiamo scelto di stare qui, insieme sotto la croce. Come le donne che stanno sotto la croce di Gesù, anche noi abbiamo scelto di stare qui. Siamo usciti di casa perché il Signore ci chiamava. Perché volevamo fargli compagnia nell’ora della sua passione e morte.
Cosa siamo venuti a vedere? Un rito folcloristico? Siamo venuti a vedere un Vinto? Un Crocifisso? Un Uomo buono che credeva di cambiare il mondo ed è stato ucciso?
Ma era necessario che il chicco di grano morisse per dare frutto. Non c’è cambiamento senza sacrificio, non c’è resurrezione senza il Venerdì santo.
La croce è il nostro simbolo. Simbolo di non violenza, simbolo di martirio, ma anche simbolo di resistenza al male, che non può vincere. Nella Pasqua la vita è la morte si affrontano in un prodigioso duello. Il bene e il male combattono la decisiva battaglia. Il male sembra vincere, ma il Dio della storia, il Padre che è nei cieli è Signore della vita e della morte. Cristo Risorgerà!
La storia in lui risorge. Il male non può vincere, la morte è sconfitta, Cristo Risorgerà. E con lui risorgeranno i poveri, gli oppressi, gli scartati, gli esclusi.
Questo siamo venuti a vedere questa sera. Non uno spettacolo, ma l’immagine visibile del futuro, del cambiamento. E anche noi, se come le donne sapremo stare presso la Croce del Signore e le tante croci del mondo della nostra terra, anche noi vedremo la resurrezione.
Signore Gesù, Re dei martiri, Sovrano crocifisso, Giudice dell’universo, Principe della pace, concedici di vegliare con te sulla nostra città di Foggia. Insegnaci a fare il bene, ad essere testimoni di onestà e di pace. Facci morire al nostro peccato per risorgere con te. Amen