Un sacerdote foggiano in America

FoggiaTrovarsi di fronte un sacerdote foggiano che veste sì, all’uso americano, ma che nel suo autentico linguaggio della patria lontana, rivela ad essa qualcosa della terra lasciata; presentarsi alla radio per essere intervistato con messaggi in dialetto foggiano a tutti i connazionali; vedere pronti ad onorare nella compostezza impressionante delle chiese, autentiche folle di emigranti intenti ad ascoltare richiami e piangere dirottamente nella nostalgia violenta che li afferrava tutte le volte che si parlava dei propri cari abbandonati, è una cosa che commuove e che fa dimenticare di trovarsi fra gente estranea.
Il primo contatto del prelato foggiano con gli Stati Uniti venne associato ad una trasmissione radiofonica in lingua italiana con la voce di Nino D’Aurelio che cantò la canzone “Per tutte le mamme” e la voce del direttore della Radio di Norwalk, Comm. Barone Nino Bellassai che con squisitezza fece pervenire gli auguri a nome di tutta la collettività italiana di quello Stato.
Sarà l’umile donna del popolo che a Washington Dora Ciuffreda che nella chiesa italiana Holy Rosary, dopo l’infuocato panegirico in onore di San Michele, commossa nella sagrestia, offri dieci dollari perché per la prima volta nei lunghissimi anni che stava in America sentì parlare di Monte Sant’Angelo, disse: il mio paese che non riesco a dimenticare.
Sarà la gentile signorina della “farm” perduta lungo le bellissime e larghissime strade della Pennsylvania che appena si accorge di avere a che fare con un sacerdote che viene da Foggia, immediatamente trascura il suo inglese per parlare nella lingua dei suoi genitori e si rivolge alla cassiera perché restituisca il denaro “al paesano venuto dalla bella Foggia”.
Sarà l’Hostess dell’aereo che porta il sacerdote foggiano da Washington a Milwaukee che saputo della provenienza del prelato lo saluta “Father please give me my best regards to Foggia”: padre per favore dia i miei saluti a Foggia. Sarà l’umile barbiere di New York che accorgendosi di una frase in dialetto foggiano sfuggita al sacerdote di trovarsi di fronte ad un concittadino, interrompe il suo lavoro e si getta al collo in un abbraccio fatto di commozione intensa. Ѐ inutile aggiungere che barba e capelli non vennero pagati. Questa storia è riportata sulle cronache della Rivista il foglietto del 29 gennaio 1959.
A cura di Ettore Braglia

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