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“Un pallido puntino azzurro”, Christian Di Furia racconta la più bella foto del pianeta

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Un monologo  scritto da Christian di Furia, foggiano che lo scorso settembre 2017 si è aggiudicato il secondo posto al festival di drammaturgia d’Italia – il Premio Riccione per il Teatro. Il libro, edito da “Nowhere Books”, è stato presentato ieri alla libreria Ubik; l’opera teatrale aprirà la nuova stagione del Teatro dei Limoni di Foggia i prossimi 20 e 21 ottobre.

Giudicato “Un testo visionario e malinconico che ha entusiasmato la giuria” dalla giuria del prestigioso Premio Riccione-Pier Vittorio Tondelli, uno dei concorsi più longevi della drammaturgia italiana che ha riconosciuto il “valore fantastico, avventuroso e divertente” del monologo scritto dall’autore foggiano.

Un pallido puntino azzurro, la trama

Un pallido puntino azzurro è un monologo di genere fantastico che narra le vicende di un singolare astronauta. Italo Calvino, Raymond Queneau, Jorge Luis Borges, Primo Levi, sono soltanto alcuni tra i più noti rappresentanti, certo nella letteratura narrativa, di un particolare approccio creativo che ha da sempre tratto stimoli dalla combinazione tra fantasia e scienza al fine di analizzare gli aspetti dell’animo umano. “Un pallido puntino azzurro” è una drammaturgia che aspira a calare nella magica scatola teatrale il percorso umano di un personaggio, trasfigurando lo spazio infinito in un viaggio avventuroso: il maggiore Franchino Accatagliato viaggia nello spazio verso Giove e Saturno; in questa missione, lavora, mette a punto scoperte e si racconta con la complicità della solitudine

Abbiamo incontrato l’autore per scambiare due chiacchiere sul testo.

“Sono laureato in Giurisprudenza, ho cominciato a scrivere all’età di dodici anni, cose che non ha mai letto nessuno. Poi intorno ai ventidue anni, circa, ho cominciato a scrivere per il teatro dopo aver frequentato un workshop di scrittura teatrale al ‘Teatro dei Limoni’; mi sono iscritto al laboratorio del Teatro dei Limoni e da lì in poi ho cominciato a scrivere dei testi teatrali, delle drammaturgie, quasi una decina. ‘Un pallido puntino azzurro’ è l’ultimo, grazie a Dio devo dire che ho sempre avuto un buon ritorno dalle cose che ho scritto perché ho sempre cercato di farle misurare a qualcun altro, non me le sono mai tenute per me, cercando sempre il confronto, per ogni testo che ho scritto ho partecipato a dei concorsi di drammaturgia. Questo monologo ha avuto come ritorno uno dei premi più importanti che è appunto il Premio Riccione che non ho vinto – ride – “nonostante ci siano stati diversi articoli, in occasione della presentazione del libro, che dicevano il contrario. Penso però che scrivere qualcosa è provare a confrontarti con delle persone, che lo fanno come mestiere e lo insegnano, è la cosa migliore. Nella giuria del Riccione ci sono insegnanti di teatro e drammaturgia, critici di teatro e narrativa. Il giudizio di una persona terza è fondamentale per crescere e capire i tuoi errori, se la tua immaginazione è tarata al punto giusto. Quando sei a casa e scrivi probabilmente quello che scrivi piace a te, alla tua ragazza, alla mamma e alla nonna ma la realtà è un’altra ed è fuori da casa tua e dallo schermo del computer ed è per questo che è importante misurarsi con la realtà”.

Christian Di Furia
Christian Di Furia, autore di ‘Un pallido puntino azzurro’, foto: Foggia Reporter/Antonio Piazzolla

‘Un pallido puntino azzurro’ si rifà alla storica foto scattata dalla sonda Voyager I. Com’è nata l’idea di raccontare quello che si è rivelato uno dei più lunghi viaggi intrapresi dall’umanità?

“Il monologo nasce dall’associazione di due momenti in realtà, databili e separati l’uno dall’altra da un po’ di anni. Il primo è stato nel 2014 quando frequentavo il ‘Teatro dei Limoni’ da allievo attore, e scrissi un monologo di cinque minuti perché quando si frequenta il livello base del ‘Teatro dei Limoni’ i corsisti, a fine anno, mettono su un allestimento scenico scrivendo un monologo che dovrà poi interpretare. Il monologo che scrissi in quell’occasione aveva come protagonista uno strano personaggio, un tale ‘Franchino’, aveva soltanto un nome. Fu un monologo che piacque a molti, incredibilmente piacque anche a me che sono sempre molto autocritico. Sentivo in quel momento il bisogno e l’urgenza di continuare a scrivere e lavorare su questo personaggio, pur avendolo fatto a distanza di tre-quattro anni. Successe in una tarda sera, ero a casa e restai a guardare la TV. Mi ero imbattuto in un programma scientifico in cui si parlava della missione Voyager della NASA, missione che conoscevo ma non così da vicino. Da quel momento in poi mi appassionai cominciando a scoprirne i dettagli, la cosa che più mi affascinò di quel programma fu l’intervista all’ingegnere che progettò l’antenna di Voyager I, sonda che di lì a poco sarebbe entrata nello spazio interstellare diventando il primo manufatto umano ad arrivare così lontano da noi e lui era colpito, disse che ‘mai si sarebbe aspettato di fare parte di un progetto del genere né tanto meno di costruire un oggetto che a distanza di trenta-quarant’anni finisse nello spazio interstellare’. Questa cosa mi aveva destabilizzato perché era un bel punto di vista, metteva insieme una cosa così piccola, come una sonda, con una cosa gigantesca, lo spazio infinito. Pensai subito a ‘Franchino’, un personaggio fissato già nel primo monologo con i numeri e con la matematica. Mi sembrò istintivo e naturale mettere quella persona su una vera e propria navicella spaziale che portasse a termine il viaggio compiuto dalla sonda Voyager. Un viaggio interstellare fisicamente impossibile – per ora – ma il bello della letteratura, inventare tutto ciò che non esiste facendolo esistere. E’ la cosa più bella e stimolante per un autore, registra, attore e anche per un lettore”.

Premio Riccione, qualche ‘collega’ forse non ha ben capito…

Non l’ho vinto. Si tratta del ‘Premio Riccione per il Teatro’, si tratta del premio per la drammaturgia più longevo e più importante che esiste in Italia. Si pensi che il primo vincitore del premio fu Italo Calvino, lo vinse con ‘Il sentiero dei nidi di ragno’. Da lì in poi il Premio Riccione si è occupato di Teatro ed è stato vinto dai nomi più importanti del Teatro Italiano come Stefano Massini, l’autore più importante adesso in Italia. Un premio importante perché organizzato in modo molto serio e da una giuria composta da elementi davvero molto validi. Decisi di partecipare e qualche mese dopo ricevetti una chiamata dal presidente del Premio che mi comunicò di essere arrivato in finale al Premio Riccione-Pier Vittorio Tondelli, che è la sezione under 30. Ho passato una sera a Riccione per la premiazione finale; fu una sensazione surreale per me, mi sembrava di stare nel paese dei Balocchi, avevo davanti a me una buona fetta del teatro importante italiano ma non solo. Il presidente della giuria era Fausto Paravidino, autore, attore, registra che lavora molto anche nel cinema; la prima cosa che mi viene in mente è ‘Romanzo Criminale – la serie’, c’era anche Beppe Battiston, il volto più noto, c’era anche Graziano Graziani, giornalista e scrittore che molto gentilmente ha accettato di scrivere la prefazione a questo libro“.

© RIPRODUZIONE RISERVATA – FOGGIAREPORTER.IT

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