Sentenza Amica spa: Comune di Foggia condannato a pagare 27 milioni euro

FOGGIA – Brutta tegola per il Comune di Foggia, condannato a versare alla curatela del fallimento Amica ben 27 milioni di euro. La sentenza, pubblicata ieri dal Tribunale di Bari, ha condannato in solido il Comune e 14 tra ex amministratori, dirigenti e loro eredi al pagamento di 27.498.334,25 euro, oltre interessi e rivalutazione, in favore della Curatela del Fallimento Amica S.p.A. in liquidazione. In particolare il Comune di Foggia è condannato a rispondere interamente dell’importo di 27 milioni di euro, mentre le responsabilità individuali sono state attribuite in quote che vanno da quasi 19 milioni di euro a carico di alcuni soggetti, fino a importi minori per altri. Tutti i soggetti sono stati condannati in solido, cioè ciascuno potrà essere chiamato a pagare per intero l’importo nei limiti della propria quota di responsabilità. La sentenza rischia di travolgere l’equilibrio contabile e politico dell’amministrazione comunale. Per i foggiani continueranno i sacrifici, in termini di aumento della pressione fiscale e tagli ai servizi.

Silenzio tombale da parte dei partiti. L’unica nota è arrivata dal Movimento 5 Stelle: “Per troppo tempo la politica ha agito in spregio a trasparenza, competenza e legalità, utilizzando società pubbliche come strumenti di gestione clientelare, piuttosto che come veicoli di efficienza e servizi per i cittadini. Oggi quella stagione viene messa sotto processo dalla giustizia, ma deve esserlo anche dalla coscienza collettiva. – scrivono i M5S – Come MoVimento 5 Stelle abbiamo sempre denunciato le storture del sistema degli affidamenti diretti e della mancanza di controlli effettivi, così come l’uso distorto del potere pubblico. In questa vicenda avevamo suggerito per tempo una transazione meno dolorosa per le casse comunali, in grado di tutelare l’interesse pubblico evitando un epilogo così impattante. Ma ogni tentativo, di questo come altri, è rimasto inascoltato. Ora più che mai serve un cambio di paradigma: servono regole certe, manager competenti, controlli indipendenti e una visione che metta al centro l’interesse pubblico, non il tornaconto di pochi.”

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