"Allo scarparo signori belle pantofole", vecchi mestieri foggiani
Continua il nostro viaggio tre le professioni di un tempo ormai dimenticate. Oggi, grazie alla memoria e al racconto del cultore di storia locale, Ettore Braglia, vi raccontiamo la caratteristica figura del venditore di scarpe e pantofole di Foggia.
“Allo scarparo signori belle pantofole: era questo uno dei tanti slogan dei venditori ambulanti che fino a cent’anni fa si sentivano per le vie della città di Foggia e non solo.
Ma ai primi bagliori della guerra italo-austriaca, il grido per cui la popolazione foggiana e provinciale era così bene abituata, terminò; travolto anch’esso, dalle vicende belliche. Figure tipiche di venditori erano gli “scarpe e pantofole”, qui emigrati secondo quando raccontavano i nostri vecchi, poco dopo l’unità d’Italia.
Si distinguevano dal vestito, dal viso e dal camminare. Provenivano tutti da Montegiusto, Lapedonia, Monterubbiano, comuni marchigiani, specializzati nell’industria delle scarpe e nei quali fioriva anche un ottimo artigianato in piazza Cattedrale. Alla vendita per le strade pensavano i figli.
Si vedevano in giro, dal mattino alla sera, nelle più lontane vie; recando sulle spalle un grande cesto di vimini, chiuso da ruvida tela, sorretto da una robusta cinghia di cuoio, alla cui estremità c’era un gancio, dove si attaccava un bastone di sostegno a bilanciere, dal quale pendevano pianelle e pantofole di ogni forma e dimensione, confezionate con il cartone più che con il cuoio e con stoffe pluricolori, rassomiglianti, per gli svariati disegni, agli antichi tappeti orientali.
Il prezzo delle pianelle variava da una lira, ad una e venti centesimi; mentre quello delle pantofole si aggirava soldo più o soldo meno dall’una e venticinque, all’una e cinquanta. Dal 1916, anno in cui, gli “scarpe e pantofole”, andarono via, non si sono più visti. Né, purtroppo, si vedranno.