Operazione Bios: 240 mila tonnellate di rifiuti nelle campagne di Foggia

Traffico illecito di rifiuti nel Foggiano: più di 100 finanzieri, coordinati e diretti dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Bari, al termine di una complessa e prolungata attività di indagine condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari hanno eseguito un’ordinanza di:

Le società ed i soggetti a vario titolo coinvolti avrebbero abusivamente trattato in forma organizzata ingenti quantitativi di rifiuti speciali pari ad almeno 240 mila tonnellate, conferiti da imprese campane, pugliesi e diversi Enti Locali, qualificandoli come “compost” (ovvero un fertilizzante organico stabilizzato biologicamente, con buona dotazione di elementi nutritivi, ricco di sostanze umiche, di pezzatura definita, igienicamente sicuro, esente da semi vitali di infestanti) e smaltendoli illecitamente in terreni agricoli nella provincia di Foggia.

In particolare, le imprese non avrebbero applicato le corrette procedure tecniche per trattare la frazione organica dei rifiuti conferiti che al termine dell’intero processo di riciclo manteneva le caratteristiche di rifiuto speciale non pericoloso e non di fertilizzante da destinare al mercato agrotecnico.

Successivamente, lo smaltimento di tale prodotto avveniva mediante la simulata vendita del presunto fertilizzante mediante la produzione di falsi documenti di trasporto e altra documentazione contabile attestante l’apparente commercializzazione dei rifiuti asseritamente trattati, con il conseguente abbandono degli stessi su terreni agricoli, talvolta riconducibili agli stessi indagati, con evidenti ricadute sulle emissioni odorigene, che  hanno suscitato particolare allarme nella popolazione residente, costretta a respirare aria infestata dalle esalazioni dei rifiuti sversati sul terreno.

In particolare, il peculiare meccanismo fraudolento, smascherato dagli specialisti del Gruppo Tutela Spesa Pubblica del Nucleo PEF di Bari e teso a simulare la commercializzazione del falso fertilizzante, prevedeva, in alternativa, il fittizio recapito dello stesso ad imprese agricole cessate ovvero estranee alle indagini, la simulata permuta con prodotti di derivazione agricola (nello specifico mosto d’uva) da parte di aziende vinicole, la cessione ad aziende agricole del tutto sprovviste di suoli destinati alla coltivazione o idonei ad accogliere concimi o fertilizzanti, ovvero lo scarico del prodotto illecito (come da indicazioni sui documenti di trasporto alterati)  in località di fatto inesistenti.  

Gli indagati, allo scopo di preservare la propria illecita ed alquanto remunerativa attività avrebbero anche cercato di impedire o comunque intralciare l’attività di vigilanza e controllo ambientale predisponendo falsi documenti contabili e fiscali.  

Il milionario profitto illecito oggetto del sequestro deriva dai compensi percepiti per la ricezione di rifiuti destinati al trattamento, nonchè dal risparmio di spesa derivante dalla mancata attivazione delle corrette procedure di gestione dei rifiuti prescritte dalla legge.

In sintesi, il quadro probatorio delineato in relazione ai reati ascritti e la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza ha permesso al GIP competente, che ha riconosciuto le valide le ragioni della Procura, di disporre le suddette misure cautelari che si sono concretizzate in arresti, obblighi di dimora e sequestri preventivi finalizzati alla confisca di:

E’ stato infine disposto l’ulteriore sequestro “impeditivo” dei beni impiegati per la realizzazione delle violazioni ambientali, consistenti in particolare in terreni e mezzi di trasporto e movimento, per un valore in corso di quantificazione e comunque non inferiore a 3 milioni di euro.

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