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“Io, medico, in quarantena perché un paziente ha omesso i sintomi CoVid-19”

“Venite, serve una flebo per una disidratazione”. È stata una delle tante telefonate presso una guardia medica della provincia di Foggia, solo che quei sintomi nulla avevano a che vedere con il reale stato di salute del paziente, che in quel momento, invece, era affetto da Coronavirus.

E’ la disavventura capitata ad un medico della provincia di Foggia, M.V., che ora, a causa di quella visita, si trova in quarantena obbligatoria presso il suo domicilio per i prossimi 14 giorni.

“Telefonicamente mi hanno detto che si trattava soltanto di un banale caso di disidratazione. Ho chiesto se vi fossero sintomi influenzali, se c’era febbre o tosse, se il paziente presentasse respiro corto, se qualcuno dei congiunti fosse tornato dal nord Italia.

Mi è stato risposto di no. Così mi sono recato a casa dell’uomo  e davanti mi sono ritrovato praticamente una persona che aveva tutti i sintomi che a telefono mi erano stati negati”, racconta il medico.

Dunque, quella visita da “banale disidratazione” si trasforma in un caso di Coronavirus, poi accertato dopo meno di 48 ore dal tampone spedito all’ospedale Riuniti di Foggia.

Ora il medico, per motivi precauzionali, pur non essendo contagiato, è costretto alla quarantena obbligatoria con sorveglianza attiva da parte della Asl di Foggia.

“Il paziente ha omesso i sintomi e ora sono in quarantena: ma se tutti facessero così, se tutti mentissero e i medici andassero in quarantena, chi ci curerebbe?”, si chiede il dottore.

Sembra però essere una vera e propria prassi, in realtà. Il paziente rientrava nella classica casistica da CoVid-19: tosse, febbre, contatti ravvicinati con gente proveniente dal nord. Eppure tutto questo, nel pre-triage telefonico, sarebbe stato omesso.

“Forse per vergogna o per paura, non so perché sia successo: ma l’appello che faccio è di aiutarci ad aiutarvi: nascondere informazioni è pericoloso per tutti”, conclude il medico foggiano.

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