Manfredonia, l’ultimo guardiano del faro: la storia di Ottavio Greco
Manfredonia – Ci sono sogni che a volte si avverano. E’ proprio il caso della storia di Ottavio Greco, fanciullo tarantino che sin da da piccolo ha avuto le idee chiare: salire su quella “torre lampeggiante” che, quotidinamente osservava da casa sua, vedendo in linea d’aria il faro di Capo San Vito. Crescendo, Ottavio ha capito che non solo su un faro voleva salirci, ma avrebbe addirittura voluto lavoraci, e perchè no, viverci.
DA GRANDE VOGLIO ESSERE IL GUARDIANO DEL FARO
Dopotutto, nella vita, ognuno ha le sue aspirazioni: dopo aver inviziato un’altro tipo di carriera professionale, Ottavio non ha mai smesso di credere nel suo sogno, fino a quando non si è presentata l’occasione di realizzarlo con un impiego presso il Ministero della Difesa che lo ha destinato proprio a svolgere il ruolo di fanalista – così si chiama tecnicamente quello che è conosciuto come il guardiano del faro – dedicando gran parte della sua vita a quelllo che, più che un lavoro, è ormai una passione.
“Sono stato io a scegliere come destinazione il faro di Manfredonia – racconta Ottavio – perchè mi piaceva la sua posizione e anche la città. Mia moglie si è fidata a scatola chiusa della mia scelta e non se n’è pentita.”
La vita del guardiano del faro non è solo quello che, romanticamente, si legge nei libri: figure leggendarie, storie struggenti che si perdono nella foschia della bruma di un mare in burrasca (se la vostra memoria vi riporta ai fari dei paesaggi cupi del Nord Europa) oppure tra l’approdo e l’ancora di ogni nave che attracca al porto soleggianto di vivaci città mercantili.
“La mia giornata comincia ogni giorno alle cinque del mattino – fa sapere Ottavio – : a prescindere da quella che sia l’ora in vigore (legale o solare ndr) riesco sempre a vedere il sorgere del sole e lo spettacolo che si crea quando si riflette sull’acqua. Dal faro riesco anche a scorgere l’avvicinarsi di un temporale. Posso vedere i nuvoloni che si fanno strada dall’orizzonte. E posso godere del panorama bellissimo e priviliegiato che si gode dall’alto della terrazza.”
Ma la vita da fanalista non è solo rosa e fiori: “Principalmente mi occupo di manutenzione. La nostra figura nasce perchè i primi fari funzionavano a gas: si dovevano portare su le bombole per alimentarli e i controlli venivano effettuati dal personale. Oggi, l’avvento della tecnologia, ha agevolato il lavoro del farista, riducendo il numero di avarie e la necessità di intervento manutentivo.
La figura del guardiano del faro non è, tuttavia, destinata a scomparire ma a ridursi ad un numero sufficiente per poter continuare a mantenere efficienti i segnalamenti, proprio grazie alle nuove tecnologie di settore. La reggenza di Manfredonia sarà accorpata ad altra Reggenza presidiata, all’atto del pensionamento di Ottavio Greco, che pertanto sarà sostituito nell’incarico da altro Assistente Tecnico Nautico, reperibile presso un’altra Reggenza e in grado di monitorare il segnalamento da remoto, intervenendo in caso di necessità. Il Faro, pertanto, continuerà anche ad essere visitabile.
Infatti quello che molti non sanno è che, grazie ad Ottavio – e ad un preciso iter autorizzato dal Comando Marittimo Sud, previo preliminare valutazione del Comando Zona Fari di Taranto – alcuni fari, tra cui proprio quello di Manfredonia per rimanere nel nostro territorio – possono essere visitati dalle associazioni che ne facciano richiesta.
“E’ un vero peccato che si sappia molto poco di questa possibilità che invece è un’esperienza di elevato valore culturale che a breve non si potrà più realizzare. Sono già tanti i fari disabiti, la maggior parte della gente infatti pensa che non ci sia nessuno. Addirittura una volta si è avvicinato qualcuno a chiedermi informazioni scambiandolo per una chiesa!”
Le visite al faro di Manfredonia infatti si realizzano con la disponibilità di Ottavio Greco e con il supporto dei volontari dell’Associazione Marinai d’Italia, oltre che, ovviamente, con l’autorizzazione del Comando Marittimo Sud. L’accesso non è consentito ai singoli privati.
Eppure tra i miei ricordi più belli legati alla mia vita nel faro ci sono proprio le visite realizzate con scolaresche: mi ricordo che una volta, proprio una scolaresca, venne a visitare il faro in compagnia di una bambina disabile sulla carrozzina.
Ovviamente per le sue condizioni fu lasciata a terra anche perchè non sarebbe stato agevole farle salire le ripide scale a chiocciola per arrivare al cuore della struttura. Eppure, non era giusto che solo lei fosse privata dell’esperienza. Così la presi in braccio e la portai fin sulla cima. A distanza di anni, passò a salutarmi. Io non l’avevo riconosciuta, fu lei a dirmi che era quella bambina a cui avevo regalato un momento emozionante”.
Ottavio accoglie tutti coloro che sono interessati con gentilezza e disponibilità: tante le curiosità e gli aneddoti che potrebbe raccontare dopo anni dedicati a questa professione. La sua passione è evidente sin dall’ingresso nel faro: una vasta collezione di modellini e cimieli navali.
“Il modellismo è una passione che ho ereditato e che io ho convertito, scegliendo appunto un tema che mi rappresenta come questo dei fari. Il resto degli oggetti sono tutti doni da parte degli amici della Marina Mercantile che assecondano questa mia particolarità. Mia moglie è già stata avvisata: quando andremo nella nuova casa per la mia pensione, una stanza sarà adibita alle mie collezioni!”
IL FARO DI MANFREDONIA COMPIE 150 ANNI
Un’altro buon motivo per vivere questa esperienza è l‘età del faro di Manfredonia: stiamo parlando di un faro con una propria storia, che ha subito anche una ricostruzione dopo il secondo conflitto mondiale e che, da più di un secolo, guida in approdi sicuri i naviganti del Gargano. La torre è alta ben 14 metri, svetta in tutto il suo candore dall’ingresso del porto antico: dall’alto della terrazza dove è ubicata la lanterna rotante si gode di un panorama mozzafiato, lo sguardo si estende fino alla fine della costa e si adagia sul fianco roccioso del Gargano.
“Non so cosa accadrà dopo che andrò in pensione – rivela Ottavio – in alcuni casi i fari vengono presi in gestione per farne risotranti o alberghi caratteristici: solo lo spazio intermedio può essere convertito a quest’uso, la torre resta ugualmente di proprietà della Marina Militare“.
Non bisogna infatti dimenticare che il faro ha una precisa funzione: quella di orientare la navigazione e l’igresso nel porto: “I fari sono gestiti dalla Marina Militare solo dal 1911. Sono gestiti dal Comando Zona Fari che, nel caso di Manfredonia, è sempre ricompreso nel Comando di Taranto. Esistono poi le diverse reggenze e i diversi gradi, una gerarchia rivolta principalmente al comando e alla gestione del faro.
Il faro con i suoi segnali luminosi parla un linguaggio comprensibile solo a chi naviga: ad esempio per accedere nel porto ed evitare la collisione con un’altra imbarcazione, occorre avere la luce verde sulla destra e la luce rossa sulla destra. Ci sono poi tanti altri segnali fatti di luci, di colori e di boe e di ormeggi galleggianti sconosciuti a chi non è del settore ma che aprono la mente ad un mondo affascinante”.
Insomma se c’è qualcuno che ha sempre desiderato un incontro ravvicinato con il mondo del mare e di poter “vivere in un faro per un po’” – come diceva un personaggio del romanzo di Federico Moccia – Ottavio potrebbe essere la persona giusta per realizzare questo sogno. Un sogno che amplierà ulteriormente di stupore e di fantasia tutto quello che è indossulubimente legato al guardiano del faro, una figura che, almeno nel nostro immaginario, non andrà mai in pensione.