Circolo Che Guevara : “Caporalato e mafia, sfruttatori di lavoratori migranti”

Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato del circolo “Che Guevara“:
Caporalato e mafia, una realtà che ora, dopo il sequestro del Gran Ghetto, emerge in tutta la sua complessità e gravità.
Complessità perché gli intrecci, o gli “intra i lazzi”, che emergono coinvolgono la filiera della produzione e del commercio dei prodotti agricoli ad alto contenuto bracciantile che con la ricerca del “prezzo di mercato” penalizzano quasi esclusivamente i lavoratori. E’ la ricerca del prezzo basso e della “migliore qualità” la molla che ha fatto scattare la ricerca di manodopera sottocosto e il diffondersi del caporalato per soddisfare questa richiesta. Aver lasciato libertà di movimento ai caporali ha permesso la crescita di organizzazioni criminali sul nostro territorio, organizzazioni che hanno fatto sistema con quelle autoctone sino a far ipotizzare un nuovo modello di controllo mafioso delle campagne.
Una prima e allarmante dimostrazione di cosa sia il controllo che la nuova mafia esercita lo avevamo avuto lavoratori nel 2014 quando, con il progetto fallito “Capo Free Ghetto Off”, a fronte di 800 iscrizioni alle liste dei braccianti non si è avuta una sola domanda di lavoratori da parte degli agricoltori come non si è avuto un solo migrante ospite nella tendopoli attrezzata sino a quando non finì la stagione agricola. Allarmanti sono i racconti che ci sono stati fatti da operatori sociali che, con difficoltà, ammettono che il oro intervento ha è spesso mediato da “boss del ghetto”.
Con l’esplosione dei ghetti senza controlli, ma con i dovuti “interventi umanitari” (sanità e assistenza fornite da ONLUS, acqua e servizi forniti dalle Amministrazioni Pubbliche, il caporalato e i “caponeri” si sono trasformati in un’industria capace di spremere soldi dai migranti. Lucrano sull’intermediazione di lavoro in nero, lucrano sui trasporti per andare a lavoro, lucrano sul lavoro dei braccianti, lucrano sul panino e la bottiglia d’acqua che vendono durante il lavoro, lucrano sulla cena che è obbligatoriamente consumata nel ghetto, lucrano sulla corrente per ricaricare i telefoni. Dei pochi soldi che i lavoratori migranti percepiscono resta ben poco nelle loro tasche e quel poco spesso viene spedito alle famiglie d’origine.
Dopo il sequestro del Gran Ghetto abbiamo avuto notizia, finalmente, di arresti per “associazione a delinquere” in vari ghetti e per diverse etnie: spaccio di droga al Gran Ghetto; taglieggiamenti, violenze e soprusi a Borgo Mezzanone. Gli ultimi arresti per riduzione in schiavitù e soprusi verso decine di lavoratori impiegati in varie attività, non solo agricole, hanno visto coinvolti italiani e rumeni a dimostrazione che il fenomeno criminale non riguarda solo i migranti extra europei.
Se apprezziamo il ritrovato impegno dello Stato restano molte situazioni inquietanti irrisolte.
Com’è possibile che decine di lavavetri, tutti con gli stessi “arnesi del mestiere”, arrivino ogni giorno a presidiare gli incroci urbani? Com’è possibile che le uscite dei supermercati siano regolarmente presidiate da migranti che si danno regolarmente il cambio durante la giornata? Non è che dietro le facce di quelle povere persone c’è chi li sfrutta e lucra?
Com’è possibile che centinaia di auto e minibus possano trasportare indisturbati i braccianti agricoli? Com’è possibile che non si possano sottoporre a controllo le auto che escono dal Gran Ghetto visto che esiste solo una strada dissestata che lo collega alla viabilità ordinaria? Servirebbe una pattuglia fissa, un posto di controllo stabile in zona, per sequestrare i mezzi che non sono in regola e identificare i guidatori per rendere difficile la vita ai nuovi schiavisti e dare fiducia ai migranti che sono venuti a cercare libertà e lavoro. Una libertà che forse devono ancora finire di pagare alle organizzazioni criminali che li hanno trasportati dai paesi d’origine fino a noi, una libertà che noi non riusciamo a garantire sul nostro territorio.
Vincenzo Rizzi Consigliere Comunale A. L.
Marcello Sciagura Consigliere Comunale I.d.V.
Giorgio Cislaghi per Alternativa Libera Foggia