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Le Figlie della Chiesa in festa: da 25 anni a Foggia

A partire da questa sera, fino a domenica 7 maggio, si svolgerà la tre giorni di festeggiamenti per i 25 anni dalla riapertura del Centro Eucaristico diocesano nella Chiesa di San Domenico, in corso Vittorio Emanuele a Foggia. Un evento importante non solo per la piccola comunità di suore che vive da allora presso il Centro, le Suore Figlie della Chiesa, ma per tutta la Chiesa di Foggia – Bovino e la città intera. Il Centro rappresenta il cuore pulsante e orante di tutta l’azione della Chiesa diocesana. Le suore della comunità hanno organizzato tre giorni di incontri, dibattiti, riflessioni, preghiere sul loro carisma fondato da Madre Maria Oliva Bonaldo che ad esso ha dedicato l’intera vita. “Un carisma da vivere e da condividere” nel tempo contemporaneo. È questo il tema della tavola rotonda che avrà luogo nella chiesa di San Domenico oggi, 5 maggio alle 19.30, cui parteciperanno: la superiora della comunità di Siena, una rappresentante dell’associazione “Figli della Chiesa”, una coppia che vive a Roma ed anima gli “Amici del Silenzio”. Dopo gli interventi/testimonianza, ci sarà la possibilità di dialogare con i presenti sul senso di un carisma particolare che vuole uscire dai confini della congregazione religiosa per spandere il suo profumo di novità nelle famiglie e nella società. Condurrà l’incontro il giornalista Nino Abate, che introdurrà anche una videoproiezione realizzata dalle stesse suore. Il programma della festa continua sabato 6 maggio alle 18.30 con la celebrazione eucaristica presieduta da don Mimmo Mucciarone, Rettore del Centro Eucaristico e Giovanile ed alle 21.00 seguirà una veglia di preghiera. Infatti da oltre tre anni, per volontà dell’Arcivescovo di Foggia – Bovino, il Centro è diventato il riferimento della pastorale giovanile. Proprio per la sua particolare posizione, vuole essere punto di incontro per tutti i giovani. Culmine dei festeggiamenti sarà la celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo S.E. mons. Vincenzo Pelvi, domenica 7 maggio alle 20:00. Sarà un’occasione di confronto e riflessione aperta a tutta la cittadinanza.

 

UN PO DI STORIA DELLA CHIESA:

 

Il complesso di San Domenico rappresenta una delle più antiche costruzioni della città, sorte in prossimità del perimetro del centro medievale a partire dalla seconda metà del XIII secolo. Sicuramente devastata, come gran parte del centro medievale dal terribile sisma del 1731, la Chiesa fu ricostruita dal 1742 secondo i motivi dominanti dell’architettura settecentesca. Alcuni storiografi ritengono che il suo cantiere restò aperto per molti decenni se si pensa che i lavori delle decorazioni interne durarono bel oltre gli inizi dell’Ottocento. La storia comunque oggi ci restituisce uno dei più interessanti esempi di barocco di committenza religiosa della città di Foggia, con una facciata a forma concava ed una gradinata incompleta nella parte superiore, mentre la pianta ha una struttura ellittica. Particolare interesse artistico lo rivestono l’altare maggiore, sempre di epoca barocca, le due preziose sculture lignee del Crocifisso e di San Gioacchino e gli affreschi risalenti alla fine dell’ottocento del pittore locale Antonio La Piccirella. La chiesa fu al centro di alcune vicende politiche risorgimentali. Il 18 aprile 1848 vi confluirono circa ottocento cittadini per eleggere la propria rappresentanza alla Camera dei Deputati che, secondo la Costituzione concessa da Ferdinando II dopo i moti di Sicilia e Calabria, avrebbe dovuto affiancare la Camera dei Pari. Annessa alla chiesa sorge un convento la cui rilevanza storica è anch’essa degna di nota. In quella che oggi è diventata la sede dell’Arcivescovado e che ospita la Biblioteca Diocesana e l’Istituto di Scienze Religiose, sin dalla seconda metà del XIII secolo era appartenuta ai Padri Domenicani, i quali nel 1808 dovettero abbandonare il convento per i noti editti promulgati dal governatore napoleonico Gioacchino Murat. Da allora e fino alla fine della dominazione napoleonica, il Convento dovette subire una sorta di “laicizzazione” in quanto Murat ordinò di destinarlo ad un utilizzo più profano: le sue strutture vennero infatti adibite ad alloggi per gli Ufficiali del Presidio militare. Del complesso del Convento di San Domenico di pregevole interesse risulta il lungo porticato interno, le settecentesche tele di scuola napoletana ed il bozzetto di De Mura.

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