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Lavori in corso alla Tomba della Medusa, lì dove la storia giace abbandonata

Foggia – “La tomba della Medusa è un esempio lampante dell’archittettura funeraria monumentale delle aristocrazie della Daunia” così Giuliano Volpe, professore ordinario di archeologia cristiana e medievale presso l’Università degli studi di Foggia, punta l’obiettivo sul recente ritrovamento di uno dei monumenti funerari più imponenti fino ad ora riportati alla luce.

Ad ospitare il reperto archeologico è Arpi, il principale e più esteso centro della Daunia preromana. “Facciamo un passo indietro” afferma il professor Volpe, accentuando l’importanza della storia che accompagna la Tomba della Medusa. “Erano gli anni di Alessandro Magno ed Arpi era alleata con Roma. Le aristocrazie erano ricche grazie al grano che smerciavano” e, proprio le aristocrazie, prosegue “Manifestavano la loro ricchezza attraverso queste tombe monumentali”.

La Tomba della Medusa occupa una posizione centrale ed egemone nell’insediamento, particolarmente esteso e circondato da mura di terre. “Immaginiamo un tumulo, una tomba ipogeica visibile esclusivamente al momento del rito funebre. A seguire, un banchetto con il coinvolgimento dell’intera comunità e, infine, la raffigurazione del defunto come un aristocratico con un ricco corredo funebre” conclude Giuliano Volpe, incantato dalle parole che vibrano e quasi prendono forma, al ricordo di quei riti funebri incentrati sulla commemorazione del defunto.

Per spiegare come si presenti questa tomba, interviene Gloria Fazia, all’epoca direttrice del museo civico del comune di Foggia “Al di là che si presenti con un frontone, l’elemento caratterizzante ed estremamente raro, è la policromia originale conservata dalla testa di Medusa” infatti, è proprio l’elemento della testa che rivela un’influenza molto leggibile della grande scultura greca del IV secolo.

“A sostenere il frontone, vi sono quattro pilastri, con quattro capitelli, di cui, però, solo due recuperati” si evidenzia come i capitelli siano di tipo composito e le volute siano tipiche dello stile ionico. Sorge spontanea, infine, una domanda: questa meraviglia della cultura dauna, primo vero nucleo del parco archeologico di Arpi, è stata valorizzata in quanto patrimonio culturale?

Attualmente, la Tomba della Medusa, come altre strutture culturali di Foggia versa in uno stato d’indifferenza: vandalizzate le strutture di cantiere, danneggiate le coperture. Gli atti di vandalismo, naturalmente, non si sono limitati al complesso della struttura, ma si sono concentrati persino alla tomba stessa, si pensi alle colonne del vestibolo abbattute. Per non parlare degli affreschi dei mosaici a ciottoli gravemente compromessi; l’elemento peggiore che si evidenzia è che gli atti di vandalismo non sono mirati solo a danneggiare le strutture, ma a sminuire e denigrare la cultura stessa.

“La cultura è l’unico bene dell’umanità che, diviso tra tutti, anziché diminuire, diventa più grande” affermava Hans Georg Gadamer. Ed è proprio questo che, in conclusione, bisognerebbe fare: promuovere, in un gesto altruistico, la cultura come cibo per l’anima, mai in penuria, in nessun tempo e luogo.

A cura di Carlotta Casolaro



Redazione

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