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L’associazione Donne in Rete scrive ad Emiliano sull’applicazione della legge 194

Egregio Presidente, per riprendere e dare più vigore all’azione di sensibilizzazione sulla corretta applicazione della Legge 194/78, Donne in Rete di Foggia, Ucronìa, Coordinamento Donne della CGIL, UIL, AGEDO, Associazione
Maria Teresa di Lascia e Impegno Donna chiedono alla Regione Puglia di divulgare i dati dell’IVG suddivisi
per provincia, i dati del “turismo sanitario” collegati all’IVG, il numero e il costo delle prestazioni effettuate
in strutture private convenzionate e, in particolare, di sapere se esiste un censimento delle strutture che
garantiscano una adeguata riservatezza alle donne.

Insostenibile la situazione nella provincia di Foggia. Se, infatti, l’introduzione della “pillola RU486” (mifepristone) negli OORR della città sembrava offrire alle donne, in questa provincia, la libertà di scelta tra IVG chirurgico e IVG farmacologico, di fatto, si è dimostrata,

per i tempi dilatati che comporta (cinque giorni di osservazione con tre visite in ospedale), un ulteriore aumen-
to di carico di lavoro per i due ginecologi non-obiettori, presenti nei due reparti della struttura ospedaliera.

La problematica sarà, tra non molto, ulteriormente aggravata se si tiene conto che i due medici non obiettori

attualmente in servizio (due per tutta la provincia cui si somma un terzo medico “trasfertista” in giornate prestabi-
lite) tra meno di un anno andranno in pensione per raggiunti limiti di età e le sostituzioni non sono previste.

Chiare le tabelle allegate alle relazioni annuali del Ministero della Salute dalle quali si evince che la sanità
pubblica pugliese non riesce ad affrontare il problema perché, stando ai dati ministeriali, aumenta sempre più il
numero dei/delle obiettori/obiettrici che nel 2013 era l’86% dei/delle ginecologi/ginecologhe in servizio mentre nel
2012 era il 78,9% e nel 2011 l’obiezione era al 69,7%. Unico rimedio il ricorso alle strutture sanitarie private per
le quali la Puglia ha il non invidiabile primato pari al 36%, il triplo della Campania che “si ferma” al 12,4%.
In Provincia di Foggia mancano strutture sanitarie private convenzionate a cui rivolgersi quando il pubblico

(diritto negato) non è in grado di sopperire alle richieste delle donne alle quali non resta che il “turismo sani-
tario” verso altre provincie o altre regioni.

Preoccupante, poi, è il numero degli aborti in Puglia tra le minorenni; nel 2013, infatti, sono stati censiti
308 interventi contro i 251 censiti in Campania che ha il 40% di popolazione in più. Eppure, in Puglia non
mancano i consultori che, nello stesso anno, erano 146 contro i 158 della Campania.

Questi dati fanno emergere l’immagine di una sanità pubblica pugliese che, non occupandosi adegua-
tamente della prevenzione, va contro lo spirito della Legge 194/78 che parla di “ Diritto alla procreazione

cosciente e responsabile” e contemporaneamente non è in grado di rispondere alla richiesta delle donne di
abortire in ottemperanza ad una legge in vigore da quasi quaranta anni.

Donne in Rete di Foggia, Ucronìa, Coordinamento Donne della CGIL, UIL, AGEDO, Associazione Maria Te-
resa di Lascia e Impegno Donna, che si prefiggono di istituire un più ampio “coordinamento per la piena appli-
cazione della Legge 194/78” a cui possono aderire tutte le associazioni e organizzazioni sensibili al problema,

continueranno a monitorare le modalità di attuazione dell’IVG chirurgico e farmacologico nella Regione Puglia.
Il coordinamento Le fa un’ulteriore richiesta: fissare un incontro per affrontare le succitate problematiche
e condividerne le possibili soluzioni.

Redazione

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