Politica

La Salandra: valorizzare aree interne della Capitanata

Le aree interne della nostra Capitanata, così come tutte le zone appenniniche e montane dell’Italia rappresentano una delle ricchezze maggiori ma forse meno conosciute del territorio. Sono le zone meno popolate e meno “ricche” ma rappresentano veri e propri fornitori di servizi per il resto del Paese: acqua, energia, boschi, biodiversità, qualità dell’aria, sicurezza idrogeologica, presidio territoriale, beni ambientali e paesaggistici, “prodotti”, custoditi e salvaguardati da enti locali molto piccoli e non adeguatamente strutturati. Tuttavia, questi beni e servizi non sono ancora del tutto riconosciuti nelle transazioni di mercato né compensati dalla regolazione dell’economia pubblica e le aree interne spesso pagano questa preziosità, penalizzate dalla loro stessa natura.

Nel 1968, in un famoso discorso, Robert Kennedy affermò che “il pil misura tutto eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta”, aprendo così la strada ad una critica dei sistemi tradizionali di contabilità che non tengono conto del valore dell’ambiente e dei fenomeni sociali che non transitano attraverso il mercato.

È questo che l’On. Giandonato La Salandra, componente della Commissione Agricoltura della Camera, vuole rimarcare, appellandosi ai cosiddetti “pagamenti ecosistemici” per valorizzare le aree interne della Capitanata, in particolare dei Monti Dauni.

Nel provvedimento sul riconoscimento della figura dell’agricoltore custode del territorio si evidenzia un’idea di ambiente con l’uomo al centro, dove la figura primaria di baluardo delle biodiversità è proprio l’agricoltore – spiega La Salandra, primo firmatario di uno specifico ordine del giorno, accolto dal Governo – e per questo il Governo ha espresso l’impegno ad intervenire per una complessiva revisione della normativa, per il definitivo riconoscimento dei servizi ecosistemici, dal momento che la crisi ambientale e demografica delle aree interne può essere affrontata solo con uno straordinario sforzo di innovazione sociale del settore primario, nella consapevolezza che le realtà italiane agricole operano in modo eccellente per la valorizzazione delle biodiversità.

Si tratta di definire standard per il “calcolo del valore” di tali servizida reimpiegare nella tutela, salvaguardia e riproduzione dei beni capaci di generare i servizi stessi, in virtù delle fondamentali funzioni che questi territori svolgono, quali veri e propri laboratori di capitale naturale, come sottolineato dallo stesso MASE. D’altronde, è la perdita di biodiversità, tema affrontato nella legge approvata oggi per il riconoscimento dell’agricoltore come custode dell’ambiente e del territorio, che indebolisce un ecosistema, compromettendo la fornitura dei suoi fondamentali servizi”.

Vincenzo D'Errico

Giornalista professionista e scrittore, impegnato a lungo nell’emittenza locale, collaboratore del quotidiano L’Edicola del Sud, direttore della Rivista Filosofia dei Diritti Umani / Philosophy of Human Rights.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio