Il “Re dei Crocesi”

Storia e tradizioni di Foggia, rubrica curata da Ettore Braglia
Il “Re dei Crocesi”
Ovvero Pesanticchio – così chiamato per il grande ascendente che aveva sui forti e sobri abitanti del popoloso rione contadino – e il tipo più popolare della nostra città del passato secolo.
Chi non conosceva Michele Notariello?
Chi non si era fermato, almeno una volta, nella sua osteria posta sulla sinistra di via delle Croci, chiamata più comunemente la strada di Pesanticchio (traversa di Via Manzoni che sbocca in Piazza Sant’Eligio)?
Basso di statura, panciuto, rasato, rubicondo come un parroco di villaggio, dall’immutabile cappello nero a forma di mezza ricotta con sottogola e larghe tese sotto le quali pendeva il fiocchetto del tradizionale berretto bianco, che i nostri rurali hanno portato sino a un ventennio, fa ed oggi vediamo in testa ai ragazzi e ai gagà.
L’autorità di Pesanticchio emergeva in tutte le faccende che interessavano il rione, per il quale era indispensabile il suo parere; ma formava legge nell’organizzazione del programma delle feste in onore di S. Anna.
Come di uso non doveva mancare nei pressi dell’osteria il palio dei maccheroni; poi quello della cuccagna, le corse degli asini e del sacco che suscitavano la massima ilarità nella folla degli spettatori, accorrenti dai punti più eccentrici della città, i cui grandi premi consistevano in quattro o cinque metri di tela dai più vivaci colori che appesi a lunghe canne facevano bella mostra sul balcone del convento dei Cappuccini.
A sera tutte le vie rionali erano illuminate dalle lunghe arcate delle multicolori lampadine a olio; vi risaltava quella caratteristica dei cetrioli, mentre fuori di ogni porta i terrazzani banchettavano offrendo il più simpatico quadro folclorico.
Le feste avevano termine con l’insostituibile battaglia di Solferino, suonata dal Concerto di Amatruda, e la fragorosa batteria del pirotecnico Buonpensiero abitante rimpetto a Pesanticchio.
In quelle afose serate di fine luglio, le tavole dell’osteria erano, insufficienti per i numerosi clienti che vi affluivano a gustare le pizze fritte di farina scura e ‘u pesce ‘int’a carrozza (lumache). Arrivava l’annuale momento, data la folla che aumentava, in cui Pesanticchio apriva la porta di comunicazione con la sua stanza da letto e, felicissimo come una Pasqua, accoglieva amici e conoscenti.
La notorietà di questo popolano – più che alla bontà dei cibi e dei vini del suo esercizio e al rispetto che avevano per lui tutti i crocesi – si doveva alla passione ed all’accanimento che poneva, quale militante del partito progressista (Giolittiani ) nelle locali lotte politico-amministrative, per le quali spesso spendeva del suo.
Conoscitore di tutti i mezzi di corruzione elettorale – secondo i sistemi del tempo – costituiva per il partito un elemento prezioso durante il periodo dei comizi e più specialmente nella giornata della votazione.
Molta e viva parte egli ebbe durante la lotta per la candidatura politica del concittadino avv. Antonio Tota, competitore di Eugenio Maury; era sicuro della vittoria che purtroppo – quella volta – non arrise ai liberali ma … ai piedi tondi o vicci.