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I Pontefici pellegrini sul Gargano

Il Gargano e la Capitanata sono ricchi di storia e un capitolo importante è riservato ai Pontefici che vennero pellegrini in questa terra. La storica visita che San Giovanni Paolo II fece sul Monte garganico e in Capitanata rinvigorì e fece rifiorire il culto dell’Arcangelo e tracciò il solco per una nuova stagione di pellegrinaggi verso il Sacro Monte.
Il culto di San Michele ha origini antichissime. La tradizione fa risalire la venerazione, sul Promontorio del Gargano, alla metà del V sec. Proprio il Sacro Monte, per la sua collocazione geografica, fu un crocevia tra Roma, capitale del cattolicesimo, e la Terra Santa, culla del cristianesimo. Secondo la tradizione, fu San Michele stesso a scegliere e consacrare la Grotta per il culto dei fedeli. Si sviluppò così il cammino di San Michele che attrasse folle di pellegrini, penitenti, cavalieri, uomini illustri, Re, santi (tra i quali ricordiamo San Francesco d’Assisi) e Papi. Proprio quest’ultimi hanno contribuito a far sviluppare e diffondere il culto dell’Arcangelo.

Grotta San Michele
Grotta San Michele Arcangelo – Monte Sant’Angelo
La figura di Giovanni Paolo II si inserisce all’interno di una lunga tradizione che, a partire da Papa Gelasio I, portò sul Sacro Monte decine di pontefici. I giorni che il papa polacco trascorse in questa terra, nel lontano 1987, furono intensi. Alcuni aneddoti e retroscena di quella storica visita sono noti grazie al racconto del Cardinal Salvatore De Giorgi, Arcivescovo Emerito di Palermo, già Arcivescovo di Foggia-Bovino. Uno su tutti: il Cardinale ricorda che durante il pranzo presso la Curia Vescovile di Foggia, chiese al Papa se davvero San Pio avesse predetto il suo pontificato insanguinato. Il pontefice affermò che non ci fu alcuna profezia. Karol Wojtyla, infatti, era già stato due volte sul Gargano: nel 1947, ancora giovane sacerdote, incontrò Padre Pio a San Giovanni Rotondo e nel 1974, da arcivescovo di Cracovia salì a Monte Sant’Angelo per pregare nella Sacra Grotta. Il 23 maggio 1987 volle recarsi ai piedi dell’Arcangelo nelle vesti di papa. Dopo ben sette secoli, il Vicario di Cristo fece ritorno in quel luogo intriso di fede e mistero.
Giovanni Paolo Ii In Preghiera Davanti L'arcangelo
Giovanni Paolo II In preghiera davanti l’Arcangelo
Infatti, la devozione per San Michele, ha condotto al Sacro Monte numerosi pontefici che hanno offerto preghiere a Dio, hanno affidato il loro ministero petrino, si sono rivolti all’Arcangelo per scacciare pestilenze e carestie. La loro salita al Monte fu accompagnata da folle oceaniche di fedeli e clero. Sicuramente, la loro devozione fu un desiderio personale riguardante prima il singolo e poi l’autorità che rappresentavano. Come viene riportato dalla tradizione, il primo pontefice che giunse sul Gargano fu Gelasio I nel V sec. Con la sua venuta volle dare il suo consenso al nuovo culto. Quarant’anni dopo, fu Agapito I a recarsi pellegrino sul Sacro Speco. Probabilmente, fu costretto a compiere un viaggio a Costantinopoli e in questa ricorrenza salì il Sacro Monte per invocare l’aiuto e la protezione dell’Arcangelo. Si racconta che anche in questa occasione, come già accadde al vescovo di Siponto, mentre il Papa e il suo seguito attraversavano aspri sentieri, un’immensa aquila volteggiava sul loro capo. Degna di nota fu la salita sul Monte di San Gregorio Magno, prima che diventasse Papa. Il console di Dio, come fu definito dopo la morte, vi soggiornò per un tempo ragguardevole. C’è un episodio che viene narrato per sottolineare la sua profonda devozione. Egli salì sul trono di Pietro durante una gravissima pestilenza. Ebbe premura di invitare tutti alla preghiera e alla penitenza con solenni processioni. Durante una di queste, vide l’Arcangelo sul ponte Elio (dove oggi si trova Castel Sant’Angelo) con la sua spada infiammata nell’atto di riporla nel fodero a significare la pace fatta tra Dio e gli uomini.
Saltando un po di secoli, arriviamo intorno all’anno Mille. Nel 1049 Leone IX salì a piedi nudi la Montagna Sacra come pellegrino penitente ed orante. Nel 1117 abbiamo un altro papa pellegrino: Pasquale II, che tra l’altro consacrò la chiesa di Santa Maria di Siponto. La sua venuta sul Gargano è da collegare al suo trasferimento a sud della penisola italiana a causa dell’arrivo di Arrigo V a Roma. Il motivo di questa fuga fu il contrasto nato tra il papato e l’impero circa le investiture. Rilevante fu la presenza sul Sacro Monte, per ben due volte, di Papa Alessandro III. La prima volta venne sul Gargano per consacrare la chiesa di Nostra Signora di Pulsano, mentre la seconda per ringraziare l’Arcangelo Michele della protezione concessagli durante il suo tumultuoso scontro politico con Federico Barbarossa. Dopo un secolo, toccò a papa Gregorio X salire sul Gargano per omaggiare l’Arcangelo. Fu accompagnato dal Re Carlo I d’Angiò. Vent’anni dopo fu la volta di Celestino V, il papa del gran rifiuto, che rinunciò alla potestà papale. Arrivò sul Monte non più Papa ma nelle vesti di monaco eremita. La sua elezione avvenne dopo un conclave durato due anni. C’era bisogno di un papa angelico, capace di liberare il papato da inutili burocrazie. Lui fu spaventato da quell’enorme responsabilità ma decise di accettare. Dopo le iniziali speranze di rinnovamento, la situazione peggiorò e giunse la rinuncia.
Alla prosperità dei pellegrinaggi del Medio Evo fece seguito un lungo periodo di penombra del culto micaelico. L’Umanesimo, il Cinquecento e il Seicento distrassero e allontanarono gli uomini, e anche i Papi, dal Gargano. Soltanto a partire dalla fine dell’Ottocento e nel Novecento, il culto ritornò in auge. Ci furono, inoltre, dei papi devoti e benefattori che, pur non recandosi pellegrini sul Monte, contribuirono con donazioni e atti ufficiali a diffondere il culto di San Michele. Alla fine dell’ottocento fu Leone XIII a promuovere il culto. Prima di essere eletto papa salì pellegrino sul Gargano per pregare nella Grotta angelica. Non dimenticò mai quella visita. Un segno tangibile della sua pietà fu rappresentato dalla nota invocazione da recitare al termine di ogni messa.
Nel XX sec. molti pontefici hanno espresso il loro legame con l’Arcangelo. In primis papa Pio XII. Ci furono diverse occasioni nelle quali il pontefice espresse pubblicamente il suo voto a san Michele: durante un discorso fatto a dei novelli sposi, nell’emanazione di una Esortazione Apostolica rivolta al Clero e la proclamazione di San Michele come patrono del corpo di Pubblica sicurezza. Un altro papa, divenuto santo, prima di essere eletto pontefice salì sul Gargano. Si trattò di Giovanni XXIII. Durante la sua permanenza si verificò un fatto curioso. Alcuni dei presenti gli fecero notare che molti cardinali giunti pellegrini dall’Arcangelo diventarono pontefici. Pare che abbia risposto con l’esclamazione “non mettiamo limiti alla Provvidenza”. E questa non tardò ad arrivare. Infine, anche gli ultimi due Papi ancora viventi, l’emerito Benedetto XVI e il Regnante Francesco sono legati alla figura di San Michele. Nel 2013, a testimonianza della loro profonda devozione, hanno benedetto insieme una monumentale statua di san Michele posta nei Giardini Vaticani e hanno affidato all’Arcangelo la protezione della Chiesa. In definitiva, la visita dei pontefici ha sancito lo stretto legame tra la Sede Apostolica e il Sacro Monte.
Papa Giovanni Xxiii
Papa Giovanni XXIII a Monte Sant’Angelo

Valerio Palmieri

Giornalista praticante, laureato in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Foggia. Laureato in Filologia moderna con 110 e lode. Da sempre sono appassionato di scrittura e, dopo varie collaborazioni, da gennaio 2017 sono redattore di Foggia Reporter. Mi occupo principalmente di politica, eventi religiosi e interviste. Sono convinto che la comunicazione digitale sia lo strumento più efficace per attuare quella rivoluzione culturale che tanto bene può fare al nostro territorio locale e nazionale.

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