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Si vanta di aver “staccato” un fossile da una grotta del Gargano, WWF: “Fotografate, non asportate!”

Gargano – Un’estate difficile per la biodiversità del Gargano è quella che ci presentano quasi giornalmente i turisti e i cittadini del promontorio che ci scrivono allarmati sui canali social della nostra associazione.

Nonostante i lieti eventi come la nidificazione della Caretta caretta a San Menaio, restiamo amareggiati per il Pesce Luna trovato moribondo alle Isole Tremiti a causa di una cima abbandonata in mare o per la piaga delle discariche abusive che spesso causano incendi del patrimonio vegetale. 

Ma non solo il patrimonio biotico del Gargano anche il patrimonio abiotico, quello geologico, oggi ci risulta attaccato dal degrado, dalla non curanza ma soprattutto dall’ignoranza causata dalla assenza d’informazione e sensibilizzazione in questo Parco Nazionale che se non fosse per il costante impegno di associazioni, guide naturalistiche, gruppi speleologici ed esperti locali (ed ovviamente forze dell’ordine) sarebbe letteralmente abbandonato a se stesso.

Così attraverso i social network ci è capitato di leggere di una curiosa signora che si vantava di aver “staccato” un probabile fossile all’interno di una grotta a detta sua “abbandonata” sul Gargano.

È da ricordare, spiega il Presidente del WWF di Foggia Maurizio Marrese, che è assolutamente deplorevole (nonché illegale) danneggiare ed asportare elementi geologici e ricordiamo che la Regione Puglia è una delle poche regioni italiane che si è dotata di una specifica normativa per tutelare e valorizzare il patrimonio geologico e speleologico (Legge Regionale 33/2009).

Un’attività di ricerca complessa e importante, il progetto Geositi, ha portato in regione il concetto non solo di biodiversità ma di “geodiversità”, termine importante che significa non solo conservare la memoria dell’evoluzione e trasformazione del territorio ma anche dei paesaggi e delle forme che identificano la Regione Puglia.

Allora, ribadisce, l’invito è quello di fotografare piuttosto che “asportare”, contribuire piuttosto che “distruggere”, partecipare come parte integrante del processo conoscitivo del nostro Gargano e soprattutto di mostrare le foto ad un esperto geologo o un paleontologo in quanto solo un professionista può raccogliere tutte le informazioni scientifiche su un ritrovamento, informazioni assolutamente deficitarie se tale reperto viene asportato dal suo luogo di origine per poi “lasciarlo impolverare solamente su una mensola di casa”.

Non staremo oggi a pregare di riaprire i geositi del Gargano, come la Grotta di Paglicci (tali luoghi sarebbero l’occasione per destagionalizzare il turismo e per creare nuove opportunità di lavoro, non vogliamo essere così audaci) ma il nostro appello, indirizzato indubbiamente all’Ente Parco, è quello di tornare a fare informazione, educazione e promuovere il territorio del Gargano così come auspicato almeno dalla legge quadro sui parchi (L. 394/92) prima che venga ulteriormente depauperato.

Redazione

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