Fondazione Monti Uniti: l’eredità di Danilo Dolci, il percorso del “Gandhi della Sicilia” nel saggio di Antonio Fiscarelli

FOGGIA – Si è tenuta giovedì 20 novembre, nella sala “Rosa del Vento” della Fondazione dei Monti Uniti di Foggia, la presentazione del saggio “Danilo Dolci. Lo Stato, il popolo e l’intellettuale” di Antonio Fiscarelli (Castelvecchi, 2025), un appuntamento dedicato alla riscoperta di una delle figure più complesse e significative dell’impegno civile italiano.

L’incontro, a cui hanno preso parte il presidente della Fondazione, Filippo Santigliano, la professoressa Valentina Talienti e l’autore, ha offerto l’occasione per tracciare un ritratto di Danilo Dolci che va oltre le più note immagini di attivista nonviolento e promotore di diritti. Come ha raccontato Fiscarelli, la sua storia ha attraversato ambiti diversi e complementari: dalla fondazione del centro educativo di Mirto, luogo di sperimentazione comunitaria e pedagogica, all’ideazione del primo “sciopero alla rovescia”, gesto simbolico e concreto che trasformò il lavoro collettivo in un atto politico nonviolento. A queste esperienze si aggiunge la nascita della prima radio libera d’Italia, strumento attraverso cui Dolci cercò di dare voce a chi non ne aveva, anticipando temi e pratiche che sarebbero diventati centrali solo molti anni dopo.

Accanto a queste iniziative si collocano la sua ferma opposizione alla mafia, la battaglia contro l’emarginazione e la povertà, e un’attenzione costante ai diritti civili in una Sicilia ancora segnata da profonde disuguaglianze, temi che confluiranno nella sua prima indagine-reportage di grandissimo successo editoriale, “Banditi a Partinico”. Dolci ha cercato di trasformare quel contesto non con gesti eclatanti, ma con perseveranza quotidiana, metodo, rigore e una speranza ostinata, capace di alimentare energie collettive e di indicare una strada possibile anche nei momenti più difficili. La sua vicenda personale ha incrociato momenti cruciali della storia d’Italia, mettendolo spesso al centro di tensioni sociali e politiche che ne hanno evidenziato il coraggio e la visione.

Accanto all’impegno sociale e politico, nel racconto di Fiscarelli è emerso anche il Dolci educatore: un ricercatore della persona e delle sue potenzialità, sviluppatore di una pedagogia maieutica basata sul dialogo, sulla condivisione e su pratiche innovative come il circle time. Una visione che ha anticipato temi oggi centrali nel dibattito educativo.

Figura sfuggente, difficilmente incasellabile, spesso più citata che approfondita, Dolci continua a interpellare il presente. In questo senso, il saggio di Antonio Fiscarelli rappresenta un contributo importante: non si limita a ripercorrerne la vita ma esplora il pensiero, i metodi di lavoro, l’azione sul campo e l’eredità culturale e civile che ha lasciato.

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