Go Kart, cigni e la mitica scimmietta: ecco la Villa Comunale dei nostri ricordi

Foggia – C’era una volta, iniziano così le favole che si raccontano ai bambini per farli addormentare. Provate a chiudere gli occhi, ora vi raccontiamo noi una bella favola, quella della Villa Comunale di Foggia, il nostro piccolo paese delle meraviglie.

Per noi cresciuti negli anni ’90, così come per i nostri genitori e nonni, non era domenica se non si andava in Villa. Un paese dei balocchi nel cuore di Foggia in cui bambini e bambine trascorrevano ore di semplice e puro divertimento.

Quanti ricordi ci tornano alla mente riguardando vecchie fotografie. Come dimenticare i colorati Go Kart, quante corse e sfide abbiamo fatto con i nostri amichetti e con i bimbi che incontravamo lì, ogni domenica mattina.

I parco giochi della Villa venivano letteralmente presi d’assalto dai bambini che, palloncino alla mano, dovevano provare tutte le giostrine presenti. Mille voci all’unisono si accompagnavano alle musichette delle giostre, nella mia testa risuona ancora “Yellow Submarine” che puntualmente suonava a tutto volume appena salivo su un cavalluccio che amavano particolarmente.

“Io mi chiamo Chico, e tu come ti chiami?”: nella Villa di Foggia la simmietta era la vera grande attrazione

Ma la vera attrazione della Villa era lei, la mitica scimmietta parlante. “Io mi chiamo Chico, e tu come ti chiami?”, questa la frase che ripeteva sempre, impossibile dimenticarla, una vera istituzione per noi bambini.

La scimmia apparteneva alla famiglia Iammarino, proprietaria della piccola ditta presente all’entrata della villa comunale. Come ci racconta il figlio del proprietario, suo papà aveva acquistato la scimmia da un giostraio spagnolo. Purtroppo la scimmietta si ruppe e non vi erano disponibili sul mercato i pezzi di ricambio per aggiustarla.

Gelati, ghiaccioli, caramelle e patatine: tanti gli snack che si potevano acquistare in Villa per “ristorarsi” tra una giostra e l’altra. Immancabili le mitiche Highlander della San Carlo nella loro caratteristica busta blu, aspettavamo la domenica per degustarle serenamente in Villa, lì dove ci sentivamo in un vero e proprio mondo incantato e mamma chiudeva sempre un occhio.

Dopo aver attraversato il lungo viale della Villa si arrivava nel caratteristico e meraviglioso “stagno delle papere”, una grande vasca posta al di sotto del boschetto. Rimanevamo incantanti a guardare i cigni che nuotavano, si rinfrescavano e prendevano al volo le patatine che, puntualmente, venivano lanciate.

Lunghe passeggiate e giri sul trenino, tantissimi palloncini comprati e fatti volare per sbaglio, infiniti giri sulle tazze che ruotano e sulle altalene, tanti i pianti quando mamma e papà ci dicevano che dovevamo tornare a casa.

Ricordi che fanno bene al cuore e che ci ricordano di quanto siamo stati felici da piccoli, in modo semplice sì, forse troppo dando un’occhiata ai piccoli di ora, ma felici davvero.

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