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Foggia, una maxi installazione alle porte della città per non dimenticare la strage di braccianti

Foggia – Sono iniziati i lavori per realizzare una maxi installazione artistica per ricordare la strage di braccianti avvenuta due anni fa sulle strade di Capitanata.

“Oggi sono esattamente due anni dal secondo incidente che in meno di 48 ore ha portato via da questa terra 16 braccianti”, scrive l’artista Alessandro Tricarico che non vuole dimenticare quell’orribile estate macchiata dal sangue.

In quel 6 agosto di due anni fa 12 braccianti persero la vita in un terribile incidente, in località Ripalta, mentre tornavano a casa dopo una lunga e faticosa giornata nei campi.

Due giorni prima, un altro incidente era costato la vita ad altri 4 braccianti stranieri lungo la provinciale tra Ascoli Satriano e Castelluccio dei Sauri.

Con il sostegno dell’organizzazione umanitaria Intersos, il giovane fotoreporter foggiano inizierà i lavori per installare una gigantografia sui silos dell’ex stabilimento Casillo, alla periferia di Foggia, “su di una parete dove nessuno potrà voltare lo sguardo. In un luogo dove un anno fa, per puro divertimento, alcuni braccianti sono stati presi a sassate all’alba, mentre andavano a lavoro in bicicletta, da due ragazzini foggiani che non avevano di meglio da fare”, afferma l’artista.

Aladjie Ceesay (23 anni) Ali Dembele (30 anni) Amadou Balde (20 anni) Moussa Kande (27 anni) Lhassan Goultaine (39 anni) Alagie Ceesay (24 anni) Alasanna Darboe (28 anni) Anane Kwase (34 anni) Awuku Joseph (24 anni) Bafoudi Camara (22 anni) Djoumana Djire (36 anni) Ebere Ujunwa (21 anni) Eric Kwarteng (32 anni) Lahcen Haddouch (41 anni) Mousse Toure (21 anni) Romanus Mbeke (28 anni).

Questi erano i loro nomi, storie, volti, ricordi cancellati in un solo giorno di agosto. “Morti prima di fatica nei campi, ammazzati quotidianamente nella loro dignità, hanno trovato la fine dei loro giorni con la schiena spezzata già prima di morire – continua Tricarico in un lungo post su Facebook -. Nomi che si aggiungono a liste che si ingrossano quotidianamente da decenni: prima erano i polacchi di Ortanova, oggi sono Africani.

Morti sul lavoro che non vale la pena ricordare. Dargli addosso, dargli addosso solo per ingrossare il consenso politico. Parlarne solo per parlarne male”.

Alessandro raffigurerà braccia lunghe circa 30 metri ritratta mentre raccolgono pomodori e la sua opera si intitolerà “Solo braccia”, ricordando la frase dello scrittore svizzero Max Frisch che trent’anni fa, parlando dei migranti italiani in Svizzera, disse: “Volevamo braccia, sono arrivati esseri umani”.

Una denuncia, un ricordo, un grido di dolore per non dimenticare. L’opera sarà completata nei prossimi giorni e noi non vedimo l’ora di ammirarla alle porte della città, lì dove quelle braccia non potranno essere invisibili.

Redazione

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