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Rivolta al carcere di Foggia, il Coronavirus era solo un pretesto?

Foggia – Intorno alle 19 di ieri sera, 9 marzo 2020, è stata sedata la pericolosa rivolta dei 250 detenuti del carcere di Foggia che ieri mattina hanno protestato contro le restrizioni ai colloqui dovute all’emergenza Coronavirus.

Non siamo a Gotham City, questa è la città di Foggia, anche se ormai si stenta a crederlo dopo i gravi episodi di ieri.

Crediti foto Franco Cautillo

Oltre 50 detenuti sono riusciti ad evadere procurando ingenti danni all’interno della struttura penitenziaria foggiana. Alcuni si sono dati alla fuga, allontanandosi velocemente dalla zona delle Casermette, rapinando delle auto e scatenando il panico tra i residenti di Villaggio degli Artigiani e non solo.

Degli evasi, 41 sono stati arrestati, una decina è ancora in fuga. Sulle tracce degli evasi si stanno muovendo senza sosta Polizia, Carabinieri e Cacciatori di Puglia.

Le scene della fuga dal carcere hanno fatto il giro dei social diventando presto virali in tutta Italia. Scene assurde, da film, che sicuramente i foggiani non dimenticheranno facilmente.

Tanta la paura tra le strade della città: persone barricate in casa, supermercati e attività chiuse, messaggi e video che si diffondono rapidamente tra fake news (come la sparatoria che avrebbe coinvolto il sindaco Franco Landella) e scene “apocalittiche” che in un clima di grande preoccupazione che il nostro Paese sta vivendo a causa dell’emergenza sanitaria non fanno altro che aumentare il panico tra le persone.

“Vogliamo l’indulto e l’amnistia”, urlavano i detenuti durante la violenta protesta di ieri mattina. E ancora: “Non possiamo stare così con il rischio del Corinavirus. Noi qui viviamo nell’inferno”.

rivolta carcere foggia
Crediti foto Franco Cautillo

Durante i disordini di ieri mattina, due reparti e la sala informatica della casa circondariale sono stati letteralmente devastati, molte vetrate sono state distrutte e un incendio è stato appiccato all’ingresso della struttura del penitenziario foggiano.

Ma la fuga riguarda davvero il Coronavirus? “Il Coronavirus non c’entra niente, la paura del contagio c’è ma le questioni in campo sono altre”, queste le parole di Mario La Vecchia, segretario FP Cgil Foggia.

“Quello del coronavirus è un pretesto, basti pensare che a Foggia i colloqui tra i reclusi e i loro familiari si stanno facendo normalmente e senza particolari restrizioni”, ha spiegato La Vecchia.

La paura del possibile contagio e la sospensione degli incontri con i parenti suonano, quindi, come una vera e propria scusa. Dietro alla rivolta e alla conseguente evasione dei detenuti ci sarebbe molto di più.

Il malessere latente che si respira nel carcere di Foggia, come in tante altre carceri italiane, si è mascherato dietro all’emergenza sanitaria rappresentata dal Coronavirus per venire alla luce con proteste ed evasioni.

Crediti foto Franco Cautillo

“La verità è che i detenuti si sentono impuniti e, attraverso queste rivolte, cercano di forzare la mano su provvedimenti che svuotino le carceri”, ha aggiunto Gennaro Ricci, coordinatore Polizia Penitenziaria FP Cgil Foggia.

Le azioni violente di ieri hano dimostrato quanto il nostro penitenziario, a causa dello scarso personale di custodia, non sia stato in grado di resistere ad una ribellione improvvisa ed estremamente violenta.

Ricordiamo che le persone detenute nel penitenziario foggiano sono 650, con una struttura ideata per accoglierne solamente 350. I numeri non tornano.

Inoltre, lo scorso ottobre, la Funzione Pubblica Cgil Foggia aveva lanciato l’ennesimo e accorato appello affinché la difficile situazione all’interno del carcere foggiano fosse affrontata.

“Da allora, le cose sono cambiate in peggio – ha dichiarato Gennaro Ricci -. Noi agenti di Polizia Penitenziaria, in ottobre, eravamo circa 280 in servizio, oggi siamo in 250”.

Occorre quindi un potenziamento delle unità di polizia penitenziaria e dotare il personale e le strutture di sistemi di sicurezza elettronici.

La ribellione di ieri e la conseguente evasione, quindi, non sarebbero altro che la drammatica risposta alla sempre più difficile condizione delle carceri italiane, in questo caso specifico alla complicata situazione foggiana dove non c’è sicurezza, gli organici sono carenti e paradossalmente in progressiva diminuzione.

Annarita Correra

Mi chiamo Annarita Correra, ho 28 anni, sono una giornalista pubblicista, una copywriter, content creator e cantastorie. Credo che la bellezza salverà il mondo e per questo la cerco e la inseguo nella mia terra, la più bella del mondo. L’amore per la letteratura mi ha portato a conseguire la laurea triennale in Lettere Moderne e quella magistrale in Filologia Moderna. Ho collaborato con riviste online culturali, raccontando con interviste e reportage le bellezze pugliesi. La mia avventura con Foggia Reporter é iniziata cinque anni fa. Da due anni curo la linea editoriale del giornale, cercando di raccontare la città e la sua provincia in modo inedito, dando voce e spazio alla cultura e alle nostre radici. Scrivo e creo contenuti digitali, gestisco la pagina Instagram del giornale raccogliendo e raccontando le immagini più belle delle nostra terra.

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