Foggia, Sant’Alfonso de’ Liguori: cuore del Rione Candelaro

Foggia ha un patrimonio culturale e popolare vastissimo, a tratti non conosciuto dalla collettività. A baluardo di questa ricca tradizione ci sono i quartieri storici e i racconti degli anziani. Ecco dove nasce il mio viaggio virtuale nella città, dalla volontà di riscoprire le radici. Una comunità ha bisogno di conoscere le sue origini e tradizioni per erigersi su fondamenta stabili.
Oggi, ho fatto tappa nel Rione Candelaro sito nella periferia nord della città. Sviluppatosi subito dopo l’epoca fascista, negli anni ’50, è diventato il quartiere più popoloso ed esteso del capoluogo dauno. È un rione che presenta, a tratti, elementi di criticità e di disagio sociale, specchio di una città che fatica a rialzarsi e a mettere in atto il riscatto sociale che meriterebbe. Cuore di questa zona è la chiesa di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori.
La storia
Sant’Alfonso, nel corso della sua vita, ha avuto particolari legami con la città di Foggia. Per ben due volte, nel 1732 e nel 1745, ha avuto il dono delle apparizioni della Madonna dei Sette Veli. Di queste apparizioni Sant’Alfonso fu il più autorevole e qualificato testimone.
Dopo il terremoto del 1731, che distrusse la città di Foggia e che provocò l’allontanamento dei fedeli dalla Chiesa, il noto santo si recò in Capitanata. Qui, il 30 novembre 1732, mentre predicava nella chiesa di San Giovanni Battista, sarebbe stato avvolto da un fascio di luce e sarebbe stato visto levitare da terra davanti alla folla radunata in preghiera.
L’episodio è ricordato nella raffigurazione di una delle vetrate della cattedrale di Foggia ed anche in un quadro conservato nella chiesa dove sarebbe avvenuto l’episodio.

Nel 1931, ricorrendo il 2° Centenario della prima apparizione della Madonna, Mons. Farina, Vescovo di Foggia, inserì nel programma delle celebrazioni una missione popolare predicata dai Padri Redentoristi e in quella circostanza maturò la volontà di costruire una Chiesa da dedicare a Sant’Alfonso. Il desiderio di Mons. Farina fu realizzato da Mons. Lenotti.
Fece acquistare un suolo agricolo (ex Tratturo regio) dal Ministero dell’Agricoltura dove fece erigere la nuova chiesa, in un quartiere che registrava un importante incremento demografico.
Nel 1966, la cura della nascente chiesa fu affidata ai Padri Redentoristi che diedero inizio alle attività pastorali nel rione Candelaro nel 1968. Mancando Chiesa e canonica, si utilizzò come cappella un garage ubicato su Via Candelaro. Solo nel 1972 Mons. Lenotti poté benedire e porre la prima pietra.
I lavori vennero ultimati nel giugno del 1979 e, qualche mese più tardi, esattamente nel novembre del 1979 l’edificio di culto fu consacrato.
La Chiesa è sobriamente adorna di opere artigianali che ben s’intonano con la semplicità del luogo sacro. A questo santo vescovo è stata dedicata anche una via in città.