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Foggia Libera Foggia, don Ciotti: “I foggiani devono schierarsi e dire da che parte stanno”

FOGGIA – Il bilancio relativo al terrore e al numero di attentati è salito nelle ultime ore nel capoluogo dauno. Dopo le due bombe nella notte di San Silvestro contro due esercizi commerciali, l’omicidio del 52enne Roberto D’Angelo e l’incendio del Range Rover del manager sanitario Cristian Vigilante, un ordigno è stato ritrovato inesploso in via Aldo Moro la mattina del 7 gennaio mentre la notte tra il 7 e l’8 una macelleria è stata bersaglio di una bomba.

Il tutto dopo poco tempo dall’annuncio di Libera contro le mafie, l’associazione di don Luigi Ciotti che per la giornata di oggi 10 gennaio aveva lanciato una mobilitazione generale dal nome Foggia Libera Foggia. Un corteo che sfilasse lungo le vie della città dal cui annuncio non è però passato troppo tempo per l’arrivo di nuovi pericoli.

La risposta dello Stato, intanto, c’è stata. Sono stati cento i controlli nella notte del 6 gennaio con sequestri di armi e droga mentre il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha ribadito, in un incontro con la Presidente della Commissione Antimafia della Regione Puglia Rosa Barone, che presto sarà istituita a Foggia una sezione della Direzione Investigativa Antimafia.

Eppure, a Foggia l’allerta continua a essere alta. Abbiamo parlato della situazione con il fondatore dell’associazione Libera contro le mafie, don Luigi Ciotti.

Don Luigi, cinque bombe e un omicidio in dieci giorni. Hai paura per questa terra?

No perché quella di oggi è la risposta migliore che può trasmettere forza e coraggio. Sono 400 le associazioni che hanno aderito in fretta e furia in questi pochi giorni alla mobilitazione Foggia libera Foggia. Ora mi auguro che a partire da domani tutte queste realtà di natura diversa si incontrino per diventare una forza etica, sociale, politica e culturale unica per manifestare la propria posizione e mettere in campo azioni concrete.

Però intanto qui si spara, si uccide ed esplodono bombe. Sono passati due anni dal 21 marzo 2018 quando Libera portò in piazza ben 40mila persone a Foggia. Ma qui lo Stato c’è o forse ci si è dimenticati di questa pericolosità?

È dal 9 agosto 2017 che lo Stato lì è tornato soprattutto con Forze dell’Ordine e Magistratura. Anche la risposta ai recenti fatti di cronaca con cui si è aperto il 2020 non è tardata dal momento che le perquisizioni sono iniziate pochissime ore dopo. Ora il Presidente del Consiglio Conte in una lettera ai giornali ha fatto un lungo elenco di cose che vengono fatte e che bisogna fare. Io spero che davvero siano messe in atto perché quello che dico sempre è che la prima “mafia” da combattere è quella delle parole. C’è molta lentezza, molta burocrazia, si fanno promesse poi non mantenute. Ma devo dire che molte risposte sono state date.

Del resto, lo Stato siamo noi…

Esattamente e tutto parte da ognuno di noi. Ci dobbiamo schierare e dire da che parte stare, mettere a frutto il nostro impegno con quelle che sono le potenzialità personali. Solo così non ci faremo travolgere dalla rassegnazione e dalla sfiducia davanti a queste crudeltà che nonostante tutto restano un segno di grande debolezza.

Cosa serve per risollevare Foggia? L’ex questore Piernicola Silvis in una recente intervista ha sostenuto che la Dia è solo una piccola risposta.

Arriva la Direzione Investigativa Antimafia ma sarebbe bene che arrivasse pure la Direzione Distrettuale Antimafia perché Foggia e la Capitanata sono dei territori vasti. Lo auspicano anche tanti magistrati esperti di mafia foggiana, del Gargano e di Cerignola evidenziando come non siano di poco conto e meritino una attenzione particolare. Ma tocca anche a noi, alle scuole, alle università, alle chiese e alle associazioni fare la propria parte.

A proposito, spesso hai detto che per sconfiggere le mafie bisogna inserire nell’agenda politica parole come “famiglia”, “casa”, lavoro”, “scuola”. Ci spieghi meglio cosa significa?

Vuol dire che io vorrei sentire parlare meno di lotta alla mafia e lotta alla corruzione che è compito di chi lo fa per mestiere e vorrei sentire parlare di più di giustizia sociale. Lavoro, cultura, scuola, servizi, sostegno a tutti i tipi di povertà sono i temi su cui la politica dovrebbe investire. Se questa società non investe sui giovani (come ad oggi non sta facendo) non investe sul proprio futuro. Se non investe sul lavoro è una società che muore.

Luca Carofiglio

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