Cultura e territorio

Foggia, la "Standa": un'istituzione cittadina mai dimenticata

Foggia – Siamo grandi amanti della Foggia di un tempo, siamo romantici nostalgici della Foggia che non c’è più, di quelle foto in bianco e nero che hanno un sapore d’antan. Ricordate la storica Standa di Corso Vittorio Emanuele? Oggi cosa ne rimane?

Un giovane architetto foggiano, Gianluca Vivoli, sul suo profilo Facebook ha voluto condividere con i suoi coetanei i ricordi di una città ormai scomparsa, quella della Standa e dell’Upim, quando ci bastava entrare in questi magazzini per sentirci nel Paese dei balocchi.

“Chi è di Foggia e negli anni ’90 era un bambino come me, si ritroverà sicuramente in queste parole e ricorderà abbastanza bene un’istituzione cittadina che simboleggiava l’importanza, dagli anni ’70 fino agli ultimi ’90, del capoluogo dauno: i magazzini Standa.

Presenti nell’edificio dove, oggi, ha sede la Benetton e che è stato più volte rimaneggiato fino alle sembianze odierne con i caratteristici ulivi verticali, non esiste ricordo che non lo faccia associare nella mia mente alla mia infanzia e alle passeggiate serali.

Una struttura di cinque piani, di cui uno sotterraneo che, fino agli inizi del 2000, ospitava il più grande magazzino commerciale della città. Ricorderete il supermercato al piano inferiore, che, all’epoca, ai miei occhi, sembrava sconfinato e che ricordo essere sempre stracolmo di merce; il piano terra con i prodotti personali, dai profumi agli accessori; il primo che ospitava l’abbigliamento donna, il secondo quello per uomo, il terzo bambino, ed il quarto (il più interessante per una bambino all’epoca) con gli articoli per la casa, una marea di giocattoli e la cartoleria.

Una quantità indefinita di commesse molto gentili in gonna e camicia, tutte più o meno sulla 50ina si affaccendavano tra uno scaffale e le relle degli abiti in esposizione. Andarci, durante le passeggiate per il corso, era una tappa immancabile, soprattutto per noi bambini che non vedevamo l’ora di poter fare un giro nel reparto giocattoli; si trascorreva all’ interno un lasso di tempo che poteva raggiungere anche le due ore abbondanti e il giro sulle scale mobili era uno dei divertimenti più ambiti.

Ieri sono rimasto tristemente colpito nel vedere che ormai, di quell’immenso edificio nel pieno centro dell’isola pedonale foggiana non è rimasto che il solo piano terreno; le storiche scale mobili murate, il piano interrato chiuso e le scale che portavano ai relativi piani, murate definitivamente anche esse.

Su una vastissima superficie di centinaia di mq sono rimasti fruibili quei pochi che servono per ospitare senza distinzione, abbigliamento uomo, donna e bambino ed il tempo di entrare è più consistente di quello che si possa passare all’interno.

Ecco, tutto questo per dire che, trovo sia estremamente simbolico come l’involuzione e la regressione di questo glorioso magazzino multipiano ridotto ad un restrittissimo monopiano, ben rappresenti la stessa involuzione che in pochi decenni ha subito questa città. A molti sembrerà banale, ma vederlo con gli occhi di un foggiano fa male, molto”.

Redazione

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