Foggia, Giovanni Infante: storia di un giovane foggiano che ce l'ha fatta

Torna la rubrica ‘Storie di successo’, uno spazio per raccontare, attraverso la voce dei protagonisti, le eccellenze made in Foggia sparse in Italia e nel mondo. Oggi, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Giovanni Infante, giovane Assistant Manager presso la Uniqlo Italy. Ecco, attraverso il suo racconto, come è arrivato ad intraprendere questa esperienza, dopo essere partito da Foggia senza conoscere l’inglese per poi arrivare a ricoprire un ruolo molto prestigioso.
Com’è nata questa opportunità?
Ho conosciuto Uniqlo durante una mia esperienza lavorativa estiva in Inghilterra e ne fui così affascinato che, una volta terminata l’università, decisi di tornare a vivere a Londra e a lavorare per lo stesso store – Regent Street-Piccadilly Circus. Da lì ho intrapreso una gavetta dura ma che, grazie alle dinamiche lavorative inglesi, mi ha permesso di raggiungere il grado di Manager in soli 2 anni. A dicembre sono stato selezionato per il progetto italiano e dopo mesi di preparazione venerdì scorso abbiamo finalmente aperto, riscuotendo un successo atteso ma non fino a questo punto.

Come sei arrivato a questo primo traguardo?
Londra ha più posti di lavoro che abitanti, dunque c’è molta gente che non fa lo stesso lavoro per tutta la vita. Soprattutto nel mio campo l’età media è bassa e, i ragazzi, non sempre cercano di fare carriera ma pensano più a divertirsi.
Io, invece, ho preso la cosa molto seriamente fin da subito e i risultati sono arrivati. Una volta imparato l’inglese ho iniziato ad avanzare di grado fino a diventare un punto di riferimento dello store. Quando è arrivata l’opportunità di tornare in Italia con questo lavoro è stata una vera e propria realizzazione.
Quali sono gli obiettivi che ti sei prefissato?
Sono certo che l’azienda andrà benissimo anche in Italia. La mia generazione ha sempre avuto solo H&M e Zara come punti di riferimento dello shopping al retail, e Uniqlo porterà una rivoluzione da questo punto di vista. Personalmente non mi pongo limiti. Sono partito facendo lo scarico merci alle 6 della mattina con la neve e, ora, ho aperto il primo Uniqlo store italiano. Ho 24 anni e sinceramente penso solo ad acquisire più esperienza possibile ora che il cervello funziona ancora bene.
A tuo parere, l’Italia è un Paese ancora adatto ad accogliere le istanze e i sogni dei giovani?
Sì certo, l’Italia è una terra piena di opportunità da sfruttare. Sinceramente non conosco persone in gamba che non siano riusciti nei propri obiettivi. Gran parte della popolazione è poco ‘istruita’ per capire certe dinamiche e il recente successo di certi partiti politici ne è la dimostrazione. Chi è in gamba non ha problemi, e se dovesse averne troverebbe il modo di risolverli. E’ più semplice lamentarsi che adoperarsi, soprattutto se non hai i mezzi.
Cosa rappresenta per te Foggia?
Foggia è il mio segno di riconoscimento. E’ una delle prime cose di cui parlo quando conosco qualcuno. Quando ho delle convention vado sempre con la giacca e zaino del Foggia. Nel mio store di Londra l’inno di Pio e Amedeo era nella playlist ufficiale. Foggia ha tantissimi problemi e sfrutta pochissimo le cose buone che ha.
Sicuramente è una città in cui al momento non potrei vivere, ma ci tengo da morire perchè ci vive la mia famiglia e tanti amici. Se dovessi tornare sarebbe solo per fare il sindaco. Ho già molta più esperienza amministrativa di chiunque abbia fatto il sindaco negli ultimi decenni, la vedo una cosa fattibile da qui a vent’anni.