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Festa di San Giuseppe, a Casalvecchio tra falò e sapori

Festa di San Giuseppe, a Casalvecchio tra falò e sapori

Domenica 19 marzo, dalle ore 19, tra i fuochi della tradizione e i
banchetti per le degustazioni. Una festa antichissima legata alla
cultura arbëreshë degli albanesi che
fondarono il paese. Attesi tanti visitatori, potranno degustare pietanze
tipiche antichissime e ricche di storia.

CASALVECCHIO DI PUGLIA (Fg) – La luce e il calore delle fiamme, la brace
e il cibo da condividere nei banchetti allestiti per strada,
un’antichissima tradizione: domenica 19 marzo 2023, a Casalvecchio di Puglia in
provincia di Foggia, dalle ore 19 si celebrerà come ogni anno la Festa di San
Giuseppe, che in lingua arbëreshë (Casalvecchio è una delle più antiche e
fiere comunità italiane fondate dagli albanesi) si traduce con “Ziarret e
Shën Xhësepit”. Anche questa ricorrenza, infatti, è legata a doppio filo
con la storica matrice culturale albanese di Casalvecchio di Puglia.

*PERCORSO TRA FUOCHI E SAPORI*. La festa avrà inizio in serata, dopo il
tramonto, che è il momento in cui saranno accesi i fuochi. Attorno ad
ogni falò, ci sarà una postazione per le degustazioni gratuite delle pietanze
tipiche di questa antichissima usanza. Ci sarà un Infopoint in cui i
visitatori potranno ritirare – gratuitamente – un kit che comprende: un
blocchetto di ticket gratuiti da esibire ai banchetti per fruire delle
degustazioni; una brochure informativa su Casalvecchio; la mappa che indica
la dislocazione dei falò.

*L’IMPEGNO DEL COMUNE*. “Crediamo molto in questo tipo di
manifestazioni”, ha dichiarato il sindaco Noè Andreano. “Rinnovano tradizioni e radici
culturali profonde, sono un momento di aggregazione e di convivialità, e
rappresentano un’opportunità per promuovere il nostro patrimonio
storico, produttivo ed enogastronomico accogliendo visitatori e turisti. Un
ringraziamento va alla Regione Puglia che sostiene questo evento e ad
ogni associazione e a tutti i cittadini che hanno dato il loro contributo
d’impegno e di collaborazione per l’organizzazione della festa”.

*STORIA DI UNA TRADIZIONE*. I fuochi di San Giuseppe a Casalvecchio di
Puglia sono una tradizione molto sentita, forse collegata alla stessa
venuta degli Albanesi sui monti della Daunia. Un’ipotesi è che tale
ricorrenza popolare derivi direttamente dal “Dita e Verës” Festa di
Primavera, di origine Illirica e strettamente collegata alla diaspora
Arbëreshë, ancora oggi molto sentita e celebrata in Albania il 14 Marzo.
Molte sono di fatto le similitudini rituali tra le celebrazioni del
“Dita e Verës” e i “Fuochi di S. Giuseppe”. Lo spostamento al 19 Marzo è
facilmente riconducibile all’assorbimento di questa festività balcanica da parte
della locale ricorrenza cattolica di San Giuseppe.

*I FALO’ E I CORI*. Il fuoco è composto in sezioni: ciocchi alla base e
frasche di ulivo intorno e al di sopra, spesso con un palo centrale su
cui si issa un drappo, un fantoccio o un cartello con una frase augurale.
Dopo il tramonto c’è l’accensione dei fuochi, oggi preceduta dalla
benedizione. Al divampare delle prime fiamme incominciano i cori dei paesani che
intonano la canzone tradizionale dei fuochi, di solito in dialetto
casalvecchiese, ma da qualche anno anche in lingua Arbëreshë. Comitive
di improvvisati coristi fanno il giro delle gjitonie, le strade e i vicoli
dei quartieri, per onorare tutti i fuochi e ad ogni falò vengono ringraziati
e rifocillati con i cibi tipici e rituali di questa festa.
*IL FUOCO VIVE*. Altra usanza è quella di dar da mangiare e bere al
fuoco, usanza spuria, in quanto mutuata dai rituali della notte della Vigilia
di Natale. Questo è compito del capofuoco, persona che sovente dava il nome
al fuoco. La sua funzione principale è di sovrintendere alla costruzione
del falò, al suo controllo durante la festa e al suo smantellamento la
mattina successiva. All’alba del giorno dopo, quando ancora c’erano caminetti e
bracieri, le donne andavano al fuoco del loro quartiere a prelevare le
braci che sarebbero servite per riaccendere i focolari delle case. Braci
benedette e benaugurali, consacrate dalla pietas popolare e dalla forza
della tradizione.
*IL CIBO RITUALE*. La pietanza rituale “regina” di questa festa è il
Lalezot: i suoi ingredienti hanno tutti un valore simbolico arcaico: il
grano simbolo di rinascita e fertilità, il mosto cotto e il melograno,
che è auspicio di ricchezza e unione. Una specialità esclusiva casalvecchiese è
il Çëlliti, un soffritto di maiale con aglio, olio, pomodoro e
peperoncino,molto piccante, che vanta diverse varianti e ingredienti aggiuntivi, dal
guanciale alla salsiccia. Di pietanze tipiche che potranno essere
degustate ce ne sono molte altre, tutte legate a doppio filo alla tradizione degli
albanesi d’Italia: fave e ceci abbrustoliti, gli Shkoppë (popcorn), la
pizza coi ciccioli, un soffritto particolarmente piccante, i cipollotti
selvatici, il pancotto, la bruschetta e l’immancabile vino.

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