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Corso di laurea specialistica in Archeologia e Comunicazione per la valorizzazione del Patrimonio culturale: proposta mai arrivata all’attenzione del Rettore e degli organi collegiali di Ateneo.

E, a proposito del dibattito scaturito, il Rettore commenta: «Fa sempre piacere apprendere dell’interesse della comunità nei confronti dell’Università, ma prima di intervenire in un dibattito sarebbe buona regola conoscere i fatti; in caso contrario, si corre il rischio di contribuire ad alimentare polemiche inutili e strumentali».

In riferimento al dibattito scaturito a seguito delle scelte interne al Consiglio del Dipartimento di Studi umanistici. Lettere, Beni culturali e Scienze della formazione, circa la proposta dell’istituzione di un nuovo corso di laurea in “Archeologia e Comunicazione per la valorizzazione del Patrimonio culturale”, il Rettore dell’Università di Foggia osserva quanto segue. «Sono chiamato in causa, peraltro con un certo vigore, sul mancato accoglimento della proposta di un nuovo corso di laurea in “Archeologia e Comunicazione per la valorizzazione del Patrimonio culturale”. Desidero precisare – argomenta il Rettore, prof. Maurizio Ricci – che questa proposta non è stata mai dibattuta né dal Senato accademico né dal Consiglio di amministrazione dell’Università di Foggia. Il mancato accoglimento della stessa, infatti, si è verificato all’interno del Consiglio di Dipartimento di Studi Umanistici. Lettere, Beni culturali e Scienze della Formazione, considerato il parere negativo, peraltro molto articolato nel merito, espresso dalla Commissione Didattica Paritetica dello stesso Dipartimento. Tale Commissione svolge in autonomia un’importantissima funzione di monitoraggio sull’Offerta formativa e sulla qualità dei corsi di laurea, formulando pareri su attivazione, modifica o soppressione dei corsi stessi, sulla base dei requisiti imposti dalla Legge».

Circa i toni delle polemiche sollevate dopo gli esiti del Consiglio del Dipartimento di Studi umanistici. Lettere, Beni culturali e Scienze della formazione, il Rettore aggiunge: «Sulla presunta miopia culturale di questo Rettorato, rispetto a uno dei corsi di laurea più dibattuti nella breve storia di questa Università, ricordo che, due anni fa, al momento della non semplice decisione della chiusura del corso di laurea in Archeologia, gli immatricolati erano 9: praticamente meno dei docenti incardinati. Quella decisione, quindi, venne presa in ragione di un numero di studenti più basso rispetto a quello inderogabilmente previsto dal M.I.U.R.. Ricordo, altresì, che, nello stesso anno accademico, disattivammo anche il corso di laurea in Operatore giuridico della Pubblica amministrazione del Dipartimento di Giurisprudenza: quest’ultimo solo per mancanza del numero minimo richiesto dalla vigente normativa. Quello di Archeologia, invece, venne chiuso anche in virtù della percentuale di studenti fuori corso e della loro scarsissima collocabilità nel mercato del lavoro. Inoltre già nel 2009, con una delibera tuttora vigente, il nostro Senato accademico su proposta del mio predecessore, prof. Giuliano Volpe, decise di fissare un numero minimo di 15 immatricolati per la sostenibilità di quella tipologia di corsi».

È opportuno chiarire che, secondo l’attuale normativa, un Ateneo programma l’Offerta formativa secondo prescrizioni stringenti, il cui rispetto è garantito da organismi di controllo esterni, quali l’A.N.V.U.R.(Agenzia nazionale per la valutazione del sistema universitario) e il C.U.N. (Consiglio Universitario Nazionale, organo di autogoverno del sistema universitario). «I vincoli a cui siamo sottoposti sono gli stessi per tutti gli Atenei: lo scopo è garantire, agli studenti, alle famiglie e a tutti i portatori di interesse, che si istituiscano solo corsi di laurea che rispondano anche a precisi fabbisogni occupazionali. L’eventuale attivazione di corsi, che registrino pochi iscritti, pochissimi laureati e scarsa occupazione degli stessi, avrebbe solo lo scopo di soddisfare esigenze autoreferenziali di una parte del corpo accademico, così come purtroppo avveniva talvolta in passato. Reputo, dunque, strumentali le argomentazioni addotte da chi dovrebbe conoscere bene i requisiti richiesti dal M.I.U.R., dal C.U.N. e dall’A.N.V.U.R. per l’accreditamento dei corsi di laurea, anche perché, è utile ribadire, gli Organi Accademici e questo Rettorato non si sono mai espressi sulla recente proposta di ri-attivazione di una laurea in Archeologia».
Infine, il Rettore, a proposito dei diversi articoli apparsi sulla stampa locale e, a vario titolo, delle espressioni liberamente rilasciate attraverso i social media, commenta: «Fa sempre piacere apprendere dell’interesse della comunità nei confronti dell’Università, ma prima di intervenire in un dibattito sarebbe buona regola conoscere i fatti; in caso contrario, si corre il rischio di contribuire ad alimentare polemiche inutili e, forse, strumentali».

Redazione

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