Barcolana, tra gli chef dell’evento anche il foggiano Francesco Villani. “Con i prodotti made in Puglia piatti davvero unici”

Sapore di mare, sapore di sale, sapore di Puglia. Prendiamo in prestito i primi due versi della famosa canzone di Gino Paoli per entrare nell’atmosfera della Barcolana, la regata più grande del mondo che si svolge ogni anno a Trieste. Dal 1 al 10 ottobre l’evento ha richiamato appassionati e curiosi oltre agli equipaggi che hanno gareggiato nella competizione.
Ma la Barcolana non è solo sport ma un evento in cui anche la cucina diventa protagonista: attori principali gli ingredienti made in Puglia per piatti dal gusto inimitabile. Ai fornelli degli stand della Barcolana anche il foggiano Francesco Villani, chef e titolare della Piccola Osteria Innovativa a Foggia. Un’esperienza pluriennale nelle cucine, affiancata a quella della formazione per gli operatori della ristorazione. L’esperienza di Francesco è al servizio anche di chi vuole cimentarsi con start up legate al business del cibo, fino ai corsi di cucina pratica che conquistano amatori della cucina e della buona tavola.

Francesco, dai fornelli di Foggia a quelli di Trieste. Come approdi alla Barcolana?
È il culmine di un’avventura che inizia dieci anni fa per conto della Solutions Groups di Daniele Circiello. Ho partecipato alla Barcolana in qualità di chef nello stand “Piazza Puglia” che promuove il territorio e le nostre eccellenze.
A proposito di eccellenze: qual è stato il ruolo delle materie prime made in Puglia?
Credo sia stato determinante anche perché le materie prime di qualità sono fondamentali sia per la preparazione dei piatti ma anche per la stessa promozione del territorio.
Quali i piatti che avete proposto?
I piatti proposti sono stati diversi tuttavia il leitmotiv di tutti è stato proprio l’uso degli ingredienti del nostro territorio. Un esempio per tutti i legumi, ottimi dal punto di vista nutrizionale per gli equipaggi ma anche primi piatti pensati per degustazioni dedicate agli ospiti fino alle cene complete all’interno dello stand.
Che cosa ti ha lasciato questo evento?
Sicuramente ti arricchisce il confronto con gli altri chef, proveniamo tutti da regioni diverse pertanto unendo i nostri prodotti alle loro tradizioni nascono piatti davvero unici.
Come definiresti questa edizione?
È un evento a cui partecipare almeno una volta nella vita. Un evento internazionale che richiama gente da tutta Europa e diventa una grande festa per Trieste: tanta voglia di partecipare, tanta voglia di divertirsi e soprattutto ripartire dopo lo stop obbligato a causa della pandemia. Certo, quest’anno a complicare un po’ le condizioni ci ha pensato la bora a 60 nodi che ha spazzato il litorale per almeno quattro giorni, ma, nonostante tutto, l’evento è perfettamente riuscito in termini di numeri, partecipanti, piatti ed emozioni.

Francesco chef ma anche ristoratore nella Piccola Osteria Innovativa. Sei pronto a ripartire?
Quello che spero è di poter ritornare a fare quello che amo di più: cucinare nel mio ristorante. Sperimentare e poi servire i piatti che sto sognando da ormai quasi due anni a causa di questo stop forzato. Non vedo l’ora di tornare a coccolare i miei ospiti con tante piccole chicche da portare in tavola.
Un motivo per venirti a trovare?
La Piccola Osteria Innovativa è l’ultimo dei progetti realizzati che nasce dalla voglia di sperimentare nel mio territorio. Piccola, anche se ubicata in un grande spazio insolito per la location di un ristorante: siamo all’interno di un capannone. Osteria perché non ci presentiamo al pubblico come un ristorante tradizionale ma soprattutto innovativa per lo stile fuori dagli schemi che si nota in ogni dettaglio a partire dalla mise en place.
Nonostante le difficoltà hai scelto di restare nel tuo territorio. Perché?
Foggia è una realtà ristorativa difficile eppure solo l’amore per la mia terra mi ha spinto ad investire sul posto e mettere radici. Nasce così il progetto Food & Style con cui propongo un contenitore di attività legate al catering, all’organizzazione di eventi, ai corsi di formazione singoli o di gruppo sino alle start up di attività di somministrazione. L’estate invece mi trasferisco a Vieste, altra città che mi lega al territorio. Mi sono innamorato della stagione estiva. Certo, è impegnativa e sacrificante ma mi regala una dimensione che non lascerei mai.
Vivere a Vieste come ristoratore è una sfida ma anche un’emozione. Mi occupo della ristorazione dei villaggi turistici: ogni volta che arrivo mi rendo conto di quanto lavoro c’è da fare, rinnovare la struttura del ristorante, migliorare la cucina, offrire un’esperienza diversa ai clienti vecchi e nuovi.
Affiancato dalla mia squadra facciamo praticamente miracoli: i clienti apprezzano così tanto la cucina del villaggio che diventa un fiore all’occhiello e anche un motivo per tornare nella stessa struttura. Per me sono delle grandi soddisfazioni, il lievito madre che alimenta e fa crescere la mia voglia di restare qui.