San Giovanni Rotondo, inaugurata la stele dedicata al partigiano Matteo Corritore

SAN GIOVANNI ROTONDO – Inaugurazione ufficiale, questa mattina, nel cimitero di San Giovanni Rotondo, della stele dedicata a Matteo Corritore, partigiano, le cui spoglie mortali erano state riportate nella città natale il 25 aprile 2024, dopo essere state sepolte per 80 anni nel cimitero di San Donà di Piave.

Alla cerimonia sono intervenuti i parenti di Matteo Corritore: tra gli altri, Leonardo Corritore, nipote (figlio di fratello), che ha trasportato la “cassetta ossario” contenente i resti di Matteo, Addolorata Corritore, anch’essa nipote, e Piergiuseppe Corritore, pronipote del partigiano.

A scoprire la stele e a rendere omaggio alla memoria di Matteo Corritore, a nome dell’Amministrazione comunale, su delega del Sindaco Filippo Barbano, è stato il Vicesindaco, Michele Longo, che si è impegnato personalmente per la realizzazione del monumento, progettato dall’arch. Giovanni Scaramuzzi.

«La stele che oggi inauguriamo – ha dichiarato il vicesindaco Longo- è un impegno morale, è un segno concreto che sta a significare che non ci siamo dimenticati di Matteo Corritore, e non lo faremo mai. È giusto che i suoi familiari sentano che il sacrificio dei loro caro non è stato vano e che la comunità alla quale apparteniamo riconosca che Matteo Corritore ha dato tutto se stesso. Sono onorato di aver contribuito a fare in modo che il nome di Matteo non cada mai nell’oblio e di potergli dedicare questo abbraccio postumo».

«Matteo non è un eroe astratto –ha detto ancora il Vicesindaco- e non fu un uomo ideologico. Fu un uomo del popolo, un uomo concreto, spinto non dal desiderio di sovvertire per distruggere, ma dalla volontà di difendere un’idea di Italia giusta, libera salda nei suoi valori; un’Italia delle famiglie, del lavoro onesto, della fede all’ombra dei nostri campanili. Matteo scelse il sacrificio, e lo fece non contro qualcuno, ma per qualcosa: per un’Italia unita, dignitosa, libera. Sì, perché la libertà non è un bene scontato, e lo stiamo purtroppo capendo in questi tempi difficili agitati dalle guerre. Stiamo capendo che la libertà non nasce mai dall’ignavia, dall’immobilismo, dal fatalismo, ma nasce dalla capacità di schierarsi, come ha fatto Matteo.

Siamo lontani da quella stagione aspra in cui visse Matteo, ma oggi più che mai, turbati dal fantasma dei conflitti mondiali, sentiamo ancora il bisogno di esempi come il suo, che ci insegnino che esistono ancora cose per cui vale la pena sacrificarsi: la patria, la libertà, l’onore».

«Non stiamo facendo un gesto politico -ha concluso Longo-, ma umano, di giustizia, di verità e di rispetto. Stiamo restituendo a Matteo un nome, una storia, un volto, un posto, affinché chiunque passi qui accanto si fermi e non chieda da che parte stava, ma per chi stava. La risposta è semplice: per tutti noi. Questo è il nostro modo di dire grazie a Matteo Corritore, scolpendo per sempre il suo nome nella pietra. A nome dell’intera comunità dedichiamo questa stele a Matteo Corritore, partigiano, Italiano. figlio di questa terra. Onore a te, partigiano Matteo Corritore».

MATTEO CORRITORE (San Giovanni Rotondo 17/7/1920 – San Donà di Piave 9/8/1944)

Era nato il 17 luglio 1920, e si era sposato con Lucia Cisternino. Nel 1940 era stato arruolato come soldato semplice nell’Esercito Italiano. Dopo l’armistizio dell’8 settembre del 1943 entrò a fare parte della brigata “Negrin” di Treviso.  Il 7 agosto 1944, fu catturato dai nazifascisti insieme ad altri due partigiani, Agostino Visentin e Pino Rossi, a seguito di un conflitto a fuoco avvenuto a Musile di Piave. Mentre Rossi scampò alla morte, Corritore e Visentin furono sottoposti a interrogatorio e torture e in seguito fucilati alla schiena, nei pressi del Municipio di San Donà, nel cui cimitero furono sepolti.

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