Volano gli stracci tra la sindaca Episcopo e Joseph Splendido: è scontro politico sul caso Lucia Aprile

FOGGIA – Clima incandescente a Foggia, dove si consuma un acceso botta e risposta tra la sindaca Maria Aida Episcopo e l’avvocato Joseph Splendido, consigliere regionale della Lega. Al centro della polemica, l’appalto affidato a una cooperativa di cui è socia la sorella della vicesindaca Lucia Aprile, caso che ha spinto la Lega a presentare un esposto in Procura e ha scatenato uno scontro dai toni decisamente aspri.

Splendido, in una recente intervista video, ha chiesto pubblicamente le dimissioni della vicesindaca, sollevando dubbi sull’opportunità politica della vicenda e puntando il dito contro un possibile conflitto d’interessi. Il segretario cittadino della Lega, a supporto, ha formalizzato un esposto, chiedendo chiarezza su eventuali irregolarità.

La replica della sindaca Episcopo non si è fatta attendere e arriva con parole cariche di sarcasmo e indignazione: «Un avvocato davvero garantista! Che altro dire! Da legale ci dica che reato è stato compiuto dalla Aprile, con codice alla mano. Chi ha famiglia deve forse espatriare o rinunciare a lavorare?». E ancora: «Faccia la campagna elettorale sulle sue idee, non insultando la moralità altrui. La Lega, che parla di “parentopoli”, cosa ha portato a Foggia? Chiedo per un amico».

La sindaca ha poi evocato, con tono provocatorio, esempi nazionali: «La premier ha persino il cognato nel Consiglio dei ministri!». Conclude con una stoccata legale: «Ricordo – solo per una mera rilevanza statistica – che di cause ne sto vincendo molte…».

Pronta la controreplica di Splendido, che accusa la prima cittadina di aver travisato le sue parole: «Non ho mai detto “nessuno sapeva”. Forse ha ascoltato male o ha avuto troppa fretta di rispondere senza approfondire». Il consigliere regionale critica anche quella che definisce una “consueta minaccia di denuncia”, ricordando che «la politica è confronto, non intimidazione».

Sul nodo dell’appalto, Splendido ribadisce: «Non è questione di reato, ma di opportunità politica e trasparenza. Quando l’appalto finisce alla ditta di famiglia dell’assessora, è doveroso fare domande». E respinge le accuse di fango: «Io non insulto la moralità di nessuno. Ma continuerò a chiedere chiarezza. Anche se dà fastidio».

Una vicenda che va ben oltre lo scontro personale e che rischia di lasciare strascichi pesanti sul piano politico e istituzionale. E che, come entrambi i protagonisti sottolineano, è destinata ad approdare nelle sedi “opportune”: legali, politiche e, soprattutto, sotto gli occhi dei cittadini.

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