Scuola, comunità e carcere possono costruire insieme una responsabilità condivisa per garantire i diritti dei figli di detenuti. È emerso a gran voce durante il seminario “La scuola come presidio dei diritti e della relazione” che ha segnato la chiusura del progetto “Bambini oltre le sbarre”, promosso dall’associazione Lavori in Corso e sostenuto dall’Ufficio del Garante regionale delle persone private della libertà personale.
L’incontro, andato in scena martedì 18 novembre nella Sala della Ruota di Palazzo Dogana a Foggia, ha rappresentato un momento importante che ha visto diverse istituzioni ritrovarsi e riflettere su un tema attuale e urgente.
Con “Bambini oltre le sbarre”, Lavori in Corso introduce in Puglia un modello innovativo che unisce scuola, comunità e istituzioni penitenziarie in un’unica strategia educativa, oggi riconosciuto come riferimento per lo sviluppo di interventi provinciali e regionali.
L’iniziativa ha anche consolidato il ruolo di Lavori in Corso come realtà di riferimento regionale per la tutela dei minori con genitori detenuti, grazie a un modello territoriale che integra carcere, scuola, comunità educante e servizi sociali.
Al seminario hanno partecipato autorevoli rappresentanti istituzionali e del mondo educativo tra cui Piero Rossi, Garante regionale della Puglia dei Diritti delle Persone sottoposte a Misure Restrittive della Libertà; Paolo Giovanni Grieco, prefetto di Foggia; Giuseppe Di Leo, Direttore Ufficio Locale di Esecuzione Penale Esterna (ULEPE) di Foggia; Milena Carducci, Delegata Ufficio Scolastico Territoriale di Foggia; Pasquale Trivisonne, Dirigente I.C. “Bozzini Fasani” di Lucera e Angelica Di Salvo, Ph. D. in Neuroscience and Education – Università di Foggia (intervenuta in video collegamento).
La partecipazione del prefetto Paolo Giovanni Grieco ha sottolineato il rilievo istituzionale del tema, richiamando la necessità di una collaborazione stabile tra Stato, scuola e comunità per prevenire forme di esclusione e marginalità e per rafforzare la coesione sociale a partire dalla tutela dei soggetti più vulnerabili.
Per Lavori in Corso Aps sono intervenuti Umberto Di Gioia (presidente), Antonietta Clemente (avvocata e criminologa), Mara De Troia (psicologa) e Maria Pagliarella (pedagogista), che hanno illustrato le diverse fasi del progetto e i risultati innovativi raggiunti.
Oltre sessanta docenti, collegati da remoto tramite la piattaforma Google Meet, hanno seguito il seminario.
“Siamo orgogliosi di aver creato un modello di formazione – che speriamo possa essere replicato non solo a livello provinciale ma anche regionale – dedicato agli insegnanti delle scuole rispetto al tema dei diritti dei figli dei genitori detenuti. Bambini invisibili non solo alla società ma alle loro stesse famiglie e alla scuola, che non conosce questo tipo di problematica”, ha affermato Antonietta Clemente, che ha aggiunto: “Attraverso la scuola vogliamo rilevare i loro bisogni perché siamo convinti che bambini tutelati portano con sé famiglie più forti e, di conseguenza, società più sicure”.
Durante il percorso progettuale Lavori in Corso ha ricevuto dal Centro per il Libro e la Lettura (Cepell) il riconoscimento nazionale del Maggio dei Libri, a testimonianza del valore della lettura come strumento di relazione affettiva tra genitori detenuti e figli, cuore metodologico delle attività realizzate nel carcere e nell’ULEPE.
In provincia di Foggia sono oltre 1000 i minori con un genitore colpito da un provvedimento di condanna, un segreto difficile da gestire che, spesso, si trasforma in stigma proprio sui banchi di scuola.
“La scuola ha il compito di garantire che la dimensione dell’accoglienza sia reale per tutti, a maggior ragione quando una persona vive una condizione di vulnerabilità oltre che di fragilità, perché connessa alla psicologia dell’età evolutiva di un bambino e di una bambina”, ha sostenuto il Garante Piero Rossi, convinto che progetti di questo genere siano di importanza vitale per l’integrazione, anche perché messi in campo da professionisti esperti in materia.
L’I.C. “Bozzini-Fasani” di Lucera è stato l’istituto “pilota” dove ha preso il via la sperimentazione del modello, che ha visto un percorso di formazione e sensibilizzazione rivolto a oltre sessanta docenti della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado. “La scuola ha il compito di garantire il diritto all’istruzione, deve assicurare la frequenza e il successo formativo anche ai ragazzi meno fortunati”, ha ribadito il dirigente scolastico Pasquale Trivisonne, ringraziando Lavori in Corso per il prezioso lavoro messo in campo.
Il progetto si inserisce, inoltre, in un quadro di confronto nazionale e internazionale sul tema dei minori con genitori detenuti, ambito nel quale Lavori in Corso collabora con enti di ricerca e con reti specializzate in diritti dell’infanzia e giustizia familiare.
Un lavoro di rete perché la scuola, da sola, non basta. È necessaria una comunità, consapevole e solidale, per garantire ai figli dei detenuti non solo un presente sereno, ma anche un futuro libero da pregiudizi.
“Fare rete significa diventare più forti e questo progetto ha una valenza educativa formidabile, perché mette al centro il minore che vive una realtà difficile”, ha ribadito Milena Carducci, sottolineando l’importanza del sostegno istituzionale e della rete tra scuola, comunità e istituzioni penitenziarie, necessari per garantire continuità al progetto e ampliamento anche alle altre scuole del territorio e della regione.
Il progetto “Bambini oltre le sbarre” ha promosso numerose attività finalizzate a sostenere il diritto allo studio e la relazione affettiva dei bambini con genitori in esecuzione penale, come i laboratori di lettura espressiva presso la Casa Circondariale e l’Ufficio Locale di Esecuzione Penale Esterna di Foggia, nonché la gestione dello “Spazio Giallo”, un ambiente protetto dedicato ai bambini che visitano i parenti detenuti.
“Progetti come questo sono importanti perché consentono di utilizzare al meglio l’esecuzione della pena, rendendola propositiva sul piano delle relazioni umane. Poter colloquiare, dialogare con i propri figli e trovare una dimensione serena è fondamentale perché dà la possibilità di sperimentare aspetti relazionali che altrimenti non verrebbero neanche presi in considerazione”, ha evidenziato Giuseppe Di Leo.
Lavori in Corso ha annunciato che il modello sperimentale sarà strutturato e proposto nel 2026 alle scuole della provincia di Foggia, per essere poi esteso nel 2027 a livello regionale. Un percorso che potrà crescere solo attraverso il coinvolgimento attivo dei dirigenti scolastici e dei docenti, chiamati a riconoscere i bisogni di questi bambini e a orientare il cambiamento educativo nei territori.
