Manfredonia, i beneficiari del progetto Sai in visita agli scavi di Siponto

L’iniziativa nell’ambito dellaboratorio “Patrimonio culturale e comunità in trasformazione”.

MANFREDONIA – Un’esperienza che mescola arte e archeologia, che vuole restituire visibilità a voci e pensieri spesso marginalizzati, aprendo nuove forme di mediazione capaci di parlare a comunità plurali. È il senso della nuova edizione del laboratorio sperimentale del progetto “Patrimonio culturale e comunità in trasformazione”, che grazie all’attività di ArcheoSipontum coinvolge beneficiari e beneficiarie del progetto Sai – Sistema di Accoglienza e Integrazione – promosso dal Comune di Manfredonia e gestito dalla cooperativa sociale Medtraining. Dopo un primo momento di incontro e formazione, ieri mattina i migranti hanno “partecipato” alla campagna di scavi archeologici che si sta svolgendo nell’area di Siponto, sotto la direzione scientifica delle Università degli Studi di Foggia e di Bari “Aldo Moro”. A guidarli e accompagnarli nella visita del sito archeologico di Sipontum è stato il professor Giuliano Volpe, che anche quest’anno ha illustrato, spiegato e fatto conoscere il patrimonio culturale e la storia millenaria che si trova vicino le case in cui sono accolti.

Una babele di voci e di storie che attraverso questa iniziativa tra pratiche teatrali, percorsi creativi, attività linguistiche e strumenti digitali, diventa interprete del patrimonio, rileggendo l’archeologia di Siponto attraverso le proprie memorie e radici culturali. Arrivano da Bangladesh, Pakistan, Afghanistan, Mali, Sierra Leone, Benin, Nigeria, Gambia, Ucraina, Perù. A guidare le attività del Laboratorio non solo archeologi, ma anche sociologi, un artista, una docente di italiano e mediatori culturali, tra cui alcuni beneficiari delle edizioni precedenti del progetto, ora protagonisti attivi nel percorso.

«Continueremo nelle prossime settimane a raccontare in modalità stratigrafica e performativa tutto questo, trasformando questo incontro in una pratica laboratoriale e una narrazione che vede coinvolte le studiose Velia Polito ed Elena Carletti, oltre a me e a Leonardo Delfanti, che lavoriamo in particolare a costruire un grande archivio performativo e documentale, materiale e immateriale, in un incrocio straordinario fra Arte contemporanea e pratica archeologica» ha detto Renzo Francabandera, che coordina il laboratorio. Un percorso, quindi, che punta a favorire un rapporto tra il patrimonio culturale e i nuovi cittadini oggi accolti a Manfredonia che vivono nel nostro territorio.

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